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Joan As Police Woman & Benjamin Lazar Davis @ Monk, Roma (25/11/2016)

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Mi capitò, molti anni fa, di partecipare alla svendita forsennata di un negozio d’abbigliamento. Gli sconti erano alle stelle: roba che il Black Friday, a paragone, sembrava cosa da principianti. Mai mi era successo, in tutta la vita, di osservare stupito cartellini con la scritta 80%, 85%, 90%. Un vero e proprio carnaio. Fatto sta che una Signora, che aveva fatto evidentemente man bassa, si presentò a un certo punto alla cassa e chiese, con una bella faccia tosta: «ancora uno sconticino?». Il commerciante, più sfiduciato che sbigottito, le rispose, d’istinto: “Signora, ma cosa volete di più di questo? Il sangue?”.

Ecco: questa storiella – che con Joan As Police Woman sembra avere poco a che fare – è in realtà propedeutica a un’ammirazione via via crescente nel tempo, per una cantautrice capace di esplorare, con immutata grazia, una gamma ormai ampissima di sfaccettature sonore e vocali. Tanto che verrebbe da chiedere, a ipotetici neo contestatori: cosa volete di più da Mrs. Wasser? Il sangue?

Votata ormai all’energizzante potenza del soul pop, la Nostra fa tappa a Roma per la prima di tre date italiane con Benjamin Lazar Davis, per presentare l’album “Let It Be You”. La formazione, completata dall’eccezionale Ian Chang alla batteria e Ryan Dugre alla chitarra elettrica, dà vita a uno spettacolo che, nonostante i numerosi passaggi della poliziotta dallo stivale, non si può non annoverare tra i suoi migliori.

L’avvio, affidato in realtà a Filippo Bonamici, in arte Fil Bo Riva, dà una graditissima mano in tal senso. Il musicista romano, ormai adottato a Berlino, mostra con invidiabile savoir faire di che pasta è fatto il suo EP “If You’re Right, It’s Alright”. Una produzione dal sapore realmente internazionale che nulla paga, non vi sia rancore, dei difetti di fabbrica tricolore; lasciandosi andare, con un trascinante folk pop, s’una voce da crooner che rende già di sicuro successo brani come l’eccellente e conclusiva Like Eye Did.

Mezz’ora dopo, con l’affascinante Satellite, entra in campo la regina della serata. Per buona parte, e giustamente, la fa da padrona l’ultimissima release, con l’adrenalinica title track a svettare sulle sorelle. Il dittico Feed The Light/Save Me fa da apripista al palleggio che contraddistingue il resto della performance, tra gli episodi in solo della songwriter statunitense e la creatura in coppia col polistrumentista ex Okkervil River. La splendida e sempre apprezzata The Magic chiude la setlist prima del bis, che prende forma nell’evocativa Station prima e nella sognante The Ride poi, a timbrare in minore un concerto che vale, e certamente pure, ogni centesimo del biglietto. D’altro canto, il sangue qui non serve. Joan As Police Woman ama l’Italia. E l’Italia, ch’è uno specchio a suo modo ruffiano ma di buon gusto, continuerà a ricambiare Joan con gli applausi che merita.

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