Dell’ultimo, eccellente album dei Kaiser Chiefs, ‘Education, Education, Education & War’, giunto nel momento più difficile della loro carriera, avevamo già parlato nell’apposita recensione: a distanza di mesi, ascolto dopo ascolto, con una buona dose di onestà intellettuale lo si può reputare il migliore lavoro in studio della loro discografia. C’era dunque grande attesa per l’esibizione milanese della band di Leeds, spostata dal Fabrique ai meno capienti Magazzini Generali.
Orfani di Nick Hodgson (precedentemente batterista, seconda voce e compositore di riferimento della band) , Ricky Wilson e soci salgono sul palco alle 21.40, dimostrando fin da subito di avere optato per una setlist estremamente saggia, dove non manca praticamente nulla: ogni lavoro in studio della loro decennale carriera è rappresentato (persino lo sfortunato “The Future Is Medieval”, con la schizofrenica Little Shocks), ma a fare la parte del leone sono ovviamente le canzoni dell’ultimo album e quelle di “Employment”, loro fortunatissimo debutto.
L’inizio del live è fulminante: The Factory Gates (abbastanza deludente su disco), sprigiona un’energia incredibile che continua con le successive Everyday I Love You Less And Less ed Everything Is Average Nowadays, dove Wilson (spaventose le sue occhiaie), si butta tra il pubblico festante, confermando la sua indole assolutamente genuina degna di un grande frontman. I Kaiser Chiefs proseguono il concerto in modo ineccepibile (impressionante il finale di The Angry Mob), ma proprio quando la loro esibizione dovrebbe fare il salto di qualità definitivo qualcosa va storto.
Abbiamo già detto della bontà del loro ultimo album rappresentata al meglio da alcune canzoni memorabili, figlie di un sound maturo ed emozionante, ben diverso rispetto alla spensieratezza degli esordi. Nella trasposizione live però i migliori brani del disco perdono tanto: male My Life (Wilson stona e tanto), così così Coming Home, dove il frontman di Leeds copre le sue lacune vocali coinvolgendo il pubblico in modo encomiabile; malissimo (rispetto alla straordinaria esecuzione in studio) Misery Company, che da potenziale crack della serata diventa una canzone scialba e anonima, figlia di arrangiamenti superficiali e mal concepiti in funzionalità live. In quest’ottica non stupisce più di tanto la clamorosa assenza dalla setlist del tour della commovente Meanwhile Up In Heaven, singolo dell’ultimo album che sembra essere uscito dalla penna dei migliori Duran Duran.
Le critiche potranno sembrare ingenerose, ma sono figlie delle altissime aspettative della serata, che comunque merita un voto positivo. La band ha già dimostrato di saper fare a meno di Hodgson in fase di registrazione, verranno tempi migliori anche per i live: i ragazzi meritano fiducia incondizionata.
SETLIST: The Factory Gates – Everyday I Love You Less And Less – Everything Is Average Nowadays – Ruffians On Parade – Little Shocks – Never Miss A Beat – Na Na Na Na Naa – My Life – Coming Home – Modern Way – One More Last Song – Ruby – I Predict A Riot – The Angry Mob —encore— Misery Company – Oh My God