Quando, in una calda sera infrasettimanale di inizio Giugno 2018, alcuni amici mi proposero di andare in macchina da Bologna a Marina di Ravenna per il Beaches Brew accettai senza neanche controllare la line-up. La situazione – un festival gratuito su una spiaggia, con il palco principale posizionato tra le file di lettini in un lido – sembrava già abbastanza convincente di per sé, ma mai mi sarei aspettato di assistere a un concerto come quello di un gruppo fino a quel punto a me sconosciuto, i Khruangbin.
Scelti dal festival come headlinerdella serata, i tre texani avevano conquistato il palco verso la mezzanotte dopo un concerto elettrizzante e caotico di Ezra Furman, con un look vintage da band dei fumetti o scena di un film di Tarantino. Tra l’altro, su Wikipedia dicono che la bassista Laura Lee e il chitarrista Mark Speer indossino delle parrucche, ma io voglio continuare a credere che siano i loro veri capelli e vadano in giro così tutto l’anno, col batterista Donald Johnson che suona con quella faccia scazzata e triste proprio a causa dello sdegno per la capigliatura dei suoi compagni di band.
La locationdi quell’occasione era una cornice incredibilmente azzeccata per un sound così particolare: mentre i Khruangbin spargevano vibrazioni positive suonando le tracce rilassate dell’album “Con todo el mundo” (uno dei migliori del 2018 in parecchie classifiche) il pubblico sulla spiaggia si lanciava in mare senza vestiti per un bagno di mezzanotte, altri ballavano e facevano capriole sulla sabbia, altri si drogavano sui lettini e così via. Un connubio idilliaco di suoni e visioni che si trova difficilmente in giro, a parte in quei rave party nei boschi sugli Appennini dove si fa anche yoga, a cui però non ho ancora partecipato.
Memore di tutto ciò, ho continuato a chiedermi per mesi se il live del trio strumentale fosse così coinvolgente anche in un posto più canonico come un club e il quesito ha trovato risposta al loro primo ritorno in Italia del 2019 al Santeria Social Club di Milano. La sentenza è sì: anche se suonassero nel bagno di casa vostra Speer e soci riuscirebbero a creare un’atmosfera d’altri tempi, che ispira sesso e libertà, tra il movimento hippie e la Motown, grazie a un approccio chitarristico attualmente unico, un controllo delle dinamiche notevole, come se fosse un concerto acustico intorno al falò e più in generale un’estetica riconoscibilissima fin dal primo impatto.
Parrucche e abiti a parte, è il loro mondo sonoro di riferimento a essere definito e originale: alla base dei pezzi del trio c’è lo studio dell’elettronica eclettica del loro mentore Bonobo (per i quali hanno fatto da turnisti in alcuni tour), della tradizione psichedelica e soul di luoghi lontani come l’Iran, l’Afghanistan e la Thailandia, ma anche del surf e dell’hip hop di casa loro. Infatti al Santeria, sul finire di scaletta, in un medley di cover la chitarra riverberata ha accennato alle melodie di Woo Hah!! di Busta Rhymes, Award Tour ed Electric Relaxation degli A Tribe Call Quest, Donuts di J Dilla ma anche (perché no?) Wicked Gamedi Chris Isaak per poi confluire in Maria Tambien, uno dei loro pezzi più riconoscibili.
Un’esperienza fisica, più che un semplice concerto, che fa ricordare in questo mondo iperprodotto quanto ancora possano fare una chitarra, un basso e una batteria soli sul palco, senza tante impalcature e costrutti ma solo con un (bel) po’ di gusto. Da recuperare assolutamente al loro prossimo passaggio, che sia su una baita in montagna, in Viale Toscana a Milano o su una spiaggia.
SETLIST: Bin Bin – The Infamous Bill – August Twelve – Cómo Me Quieres – Friday Morning – Dern Kala – August 10 – Mr. White – Two Fish And An Elephant – Lady and Man – Evan Finds the Third Room —ENCORE— Hollywood / Award Tour / Electric Relaxation / Woo Hah!! / Donuts / Get Money / PM Dawn / Wicked Game / Summer Madness – Maria También