Cazzo di anni zero. Anni di svuotamento, di rigurgiti e cattive digestioni. E poi di artisti neri come la pece, accesi come un fiammifero, ma che si consumano il tempo di un bastoncino di legno. Come Vasco Brondi da Ferrara che canta questa vampa umorale col suo progetto Le Luci Della Centrale Elettrica, titolo perfetto visto che dal palco del Qubba, in lontananza, luccicano le luci della zona industriale di Catania. E poi ci sono anche delle chiazze nere: le spiagge “deturpate” della Playa, proprio come quelle di cui Vasco scrive nel suo disco sigillato dalla Tempesta Records. Al Qubba c’è il pienone per ascoltare il giovane “cantaricordi”. Lui è tutto nero: t-shirt, basettoni e umore. Anche se tra un pezzo e l’altro non ce la fa proprio a trattenere quell’umorismo sornione emiliano. Quelle parole un po’ biascicate, quell’autoironia che ci sta per fare sorridere tutti. Del suo precoce disco “Canzoni Da Spiaggia Deturpata”, Vasco gracchia tutto: gli appartamenti subaffittati (Lacrimogeni), l’esercito del Sert (Per combattere l’acne), i pochi orgasmi (Piromani), l’aria precaria come l’acqua della doccia (Arrivava via internet la sera) stavolta senza lo scheletro armato di chitarra Giorgio Canali, ma accompagnato dall’efficace violoncellista Daniela Savoldi. Quella di Brondi è una voce urlata al cielo, come se Rino Gaetano avesse finalmente trovato i suoi demoni. Il suo è un diario complicato per una generazione complicata, anzi in realtà fin troppo elementare e per questo complicata da salvare. Per Brondi anche due cover. Quella di rito che dà il nome all’intera rassegna estiva del Qubba: Sporca Estate di Piero Ciampi, strizzata di umori scuri e distorsiva nei giochi di Vasco con l’ampli. E poi una macabra La domenica delle salme di De Andrè, ispirazione mai messa in dubbio dal musicista ferrarese. C’è anche una brand new, un pezzo dedicato a Susanna Ronconi, militante di Prima Linea. Vasco ne legge una lettera dal carcere e il concerto raggiunge alti picchi emotivi. L’aria bollente ristagna sul Qubba, le luci in lontananza sono come una via lattea coraggiosa. Brondi stacca le spine e scende tra il pubblico in girotondo, esegue un ultimo pezzo completamente in unplugged, poi va via. A stendere magliette sui cavi della luce.
* Foto d’archivio
A cura di Riccardo Marra