Tempo fa in una intervista Lou Reed affermò: “Faccio una cosa del genere solamente ogni trent’anni. Una volta, una volta sola. Potrete dire ai vostri figli di aver visto ‘Berlin’ di Lou Reed”. La prima volta fu nel 1973, quando l’artista newyorkese diede alla luce uno dei suoi capolavori assoluti, a nostro avviso, il più raffinato dal punto di vista letterario. L’album racconta la vicenda di una coppia di giovani bohemien berlinesi con problemi di droga, che culmina con il drammatico suicidio di lei. Vista l’importanza storica dell’evento, non potendolo incontrare in Italia per motivi logistici, Il Cibicida ha deciso di andare in capo all’Europa pur di non mancare quest’occasione unica. Bruxelles è stata la tappa di apertura del tour europeo che prevede appuntamenti oltre che in Belgio, in Olanda, Francia, Germania, Gran Bretagna ed Italia. Il Forest National era gremito da un pubblico eterogeneo sia per età che per nazionalità. Dopo una attesa di oltre mezz’ora, sale finalmente sul palco, quasi di nascosto, Mr. Reed insieme al bassista Fernando Saunders e alla vocalista Kate Krykant. Un’inedita Overture di “Sad Song” intonata da Kate rompe gli indugi, subito dopo è Lou a prendere le redini: “In Berlin, by the wall…” un inizio a voce rauca e insicura, forse perché ancora fredda, che ci fa preoccupare per qualche istante. Passano pochi secondi, e in un attimo un gioco di luci porta la nostra attenzione sul sipario che viene letteralmente squarciato dall’imponente suono della batteria di Tony “Tunder” Smith, dietro il quale era nascosto. E’ l’inizio di “Lady Day”, e la voce di Reed torna in gran forma. Segue “Man of Good Fortune”, e sullo sfondo sono proiettate immagini a tema di militari in guerra.
In “Caroline Says I” è la mini orchestra di sei elementi di fiati ed archi ad essere protagonista. Un lungo rullo di batteria è il preludio di “Oh, Jim”, nel corso del quale Steve Hunter, chitarrista originale di Berlin, si esprime in un delizioso assolo di chitarra. L’apice lirico e drammatico dell’album culmina con i brani “Caroline Says II”, “The Kids” e “The Bed” splendidamente accompagnata dal coro di bambini. Qui Reed va oltre le nostre aspettative, recita letteralmente, con sincera commozione, i testi tragici che raccontano di come la donna sia picchiata dal marito, abbia perso l’affidamento dei suoi figli e infine decida di togliersi la vita tagliandosi le vene nel suo letto. La chiusura è affidata ad una imponente interpretazione di “Sad Song”, interrotta, prima ancora di finire, dalla standing ovation del pubblico. I bis sono un regalo d’amarcord: “Sweet Jane” è cantata da Kate, segue una lunghissima “Satellite of Love”, intonata prima in chiave acustica da Fernando, poi dal coro di bambini e infine nella versione più rock e cattiva da Lou. Chiude il sipario “Walk On a Wilde Side”. Sul finire, dopo aver introdotto l’intera band di trenta elementi che lo accompagna in questo speciale tour, confessa al pubblico con un trasporto emotivo mai visto: “Thank’s, it’s a little dream come true”.
Nota: Il Cibicida aveva “pizzicato” Reed in occasione del concerto catanese lo scorso anno sull’argomento “Berlin”. Egli rispose, sornione, che non c’era nulla di deciso ancora. In realtà l’anteprima di Berlin ha avuto luogo lo scorso Dicembre a New York, il progetto era quindi già in stato avanzato. L’idea iniziale è stata comunque rivisitata in chiave minimalista, l’idea originaria prevedeva una vera e propria interpretazione teatrale dell’album, voci informate davano il ruolo del protagonista interpretato niente meno che da Billy Corgan.
SETLIST: Sad Song (intro) – Berlin – Lady Day – Man of Good Fortune – Caroline says II – How Do You Think It Feels – Oh, Jim – Caroline says I – The Kids – The Bed – Sad Song —bis— Sweet Jane – Satellite of Love – Walk on a Wild Side
* Foto d’archivio
A cura di Riccardo Bresmes