Per band con le caratteristiche degli M83 (un solo membro fisso, più generi musicali esplorati, attività live discontinua) in genere vige una regola: o i loro concerti sono scialbi e anonimi, oppure hanno una resa enorme. Stavolta per fortuna ci troviamo nel secondo dei casi. In un lunedì milanese monopolizzato dalla musica francese (i Gojira all’Alcatraz, gli M83 al Circolo Magnolia), giungevano segnali positivi già prima dell’inizio della performance della band di Antibes: concerto sold out, una quindicina di fan già in fila all’entrata a partire dal primo pomeriggio.
Il live di Anthony Gonzalez e soci inizia presto, molto presto: nessuna band di supporto, alle 21:00 gli M83 sono già sul palco, con le luci del giorno ancora forti. La cosa – va detto – non è di grande aiuto, e l’atmosfera dell’inizio del live ne risente un po’. Come da setlist classica per questo tour, l’apertura dell’esibizione è affidata alla formidabile cinquina iniziale facente parte di “Fantasy”, ottimo nuovo album della band uscito quest’anno: se l’apertura di Water Deep e il singolone Oceans Niagara soffrono di luci tardo-diurne che sarebbero più appropriate per un aperitivo, per fortuna il concerto decolla in modo forte con Earth To The Sea, e soprattutto con l’eccezionale Us And The Rest, nella quale Gonzalez dimostra di essere anche un ottimo frontman.
Ma anche il resto della band non è da meno: per essere una formazione composta principalmente da un padre padrone, gli M83 dal vivo suonano in modo superlativo, valorizzando al meglio i vari passaggi della loro variegata discografia. Fra i tanti momenti speciali della serata, fa ad esempio piacere ricordare le devastanti Noise e *, ma chiaramente l’attenzione è rivolta principalmente ai brani provenienti da quel capolavoro che è “Hurry Up, We’re Dreaming”.
Wait rappresenta un momento emotivamente devastante: un’esecuzione letteralmente perfetta, con ogni cosa al posto dannatamente giusto, con menzione particolare alla voce di Gonzalez e ad un toccante basso che entra di prepotenza nel finale. Il momento più bello della serata, insieme a Mirror (bonus track di quell’album), che dal vivo ha una resa infinitamente maggiore rispetto alla versione su disco, anche qui con delle linee di basso sublimi che rendono epico il finale. Mirror è il penultimo brano della setlist, incastonato tra due pietre miliari come la super annunciata Midnight City e la meravigliosamente onirica Outro. La messa del Reverendo Gonzalez è finita, andiamo in pace.