Mark Lanegan è di per sé sufficiente a garantire un susseguirsi di sold out, sia che si tratti della sua presenza accanto ai Queens Of The Stone Age, sia che si tratti invece del progetto Gutter Twins insieme a Greg Dulli o di quelli con Isobel Campbell o i Soulsavers. Figuriamoci se l’evento in questione, poi, recita il solo nome dell’ex Screaming Trees accompagnato dalla dicitura “acoustic performance”. Insomma, se entrambe le date italiane di questo tour europeo (per l’appunto Roma e, il giorno prima, Milano) hanno registrato in breve il tutto esaurito, un motivo deve pur esserci. E il motivo è che Lanegan è da considerare una delle pochissime icone viventi del rock. Che lo si intenda come rocker in senso stretto o come songwriter. Avere la possibilità di “beccarlo” in solitario, accompagnato da una sola e semplice chitarra acustica, intento a riproporre il meglio del proprio repertorio svestito dall’elettricità, è quindi un’occasione da non lasciarsi sfuggire cascasse il mondo. Ad anticipare l’ingresso sul palco del Circolo Degli Artisti di Mister Lanegan c’è Duke Garwood. I pezzi veloci e il buon strimpellare la sei corde risultano il giusto intrattenimento per il pubblico accorso per ascoltare Lanegan, nonostante Garwood appaia a tratti una sorta di fratello minore dello stesso Mark e nonostante i brani proposti non brillino certo per sfumature umorali. Come consuetudine, Lanegan non è uno che si atteggia a divo e il suo ingresso on stage è quanto di più “anonimo” ci si può attendere. Si piazza al centro del palco, impugnatura rigida della mano destra sull’asta del microfono. L’altra mano ad afferrare il microfono. Ed è in questa posizione che si concentrerà staticamente per tutta la durata del concerto. Inizia il suo salmodiare. Accompagnato dalla chitarra dell’amico David Rosser (cui viene affidata anche qualche parte vocale a supporto), la setlist proposta attraversa trasversalmente tutto il microcosmo laneganiano. Ci sono ovviamente le sue composizioni da solista, pescate a piene mani da tutti i lavori che fin dagli anni ’90 Lanegan ha pubblicato a propria firma. Ma se le tracce estratte da album come “I’ll Take Care Of You” (vedi Shiloh Town o On Jesus’ Program), “Field Songs” (vedi No Easy Action o Don’t Forget Me) o “Whiskey For The Holy Ghost” (vedi la stupenda The River Rise) sono – anche nella loro versione in studio – pienamente in linea con quanto ci si aspetta da una performance acustica, a stupire sono i brani tirati fuori dall’elettrico “Bubblegum”: When Your Number Isn’t Up, One Hundred Days,Bombed, dimostrano come in fondo qualsiasi pezzo di Mark Lanegan nasconda al suo interno un animo blues e nerissimo che aspetta solo di esplodere. Ma, come s’è detto, c’è anche dell’altro. Ovvero un tuffo nel passato meno recente con Where The Twain Shall Meet e Traveler degli Screaming Trees, Can’t Catch The Train dei Soulsavers e persino una cover da pelle d’oca di Julia Dream, poco conosciuto brano dei Pink Floyd. E quando, in chiusura, arriva anche Hangin’ Tree, pezzo scritto da Lanegan per il capolavoro dei QOTSA “Songs For The Deaf”, ci si rende conto di come la lunga e fumosa traversata del percorso artistico di Mark Lanegan sia giunta a conclusione. La sua voce cavernosa, unica e inimitabile, il sapore di whiskey invecchiato che impregna ciascun brano (nonostante Lanegan si limiti a bere solo acqua per tutto il corso della serata), lo stato di totale ipnosi in cui versano i presenti con gli occhi puntati su Mark e il rigoroso e catacombale silenzio che pervade la sala, sono solo alcuni degli elementi di cui è fatto un concerto di Mark Lanegan. Diciamo alcuni perché, in realtà, solo chi come chi scrive s’è ritrovato a meno di tre metri da quest’artista può ben comprendere ciò di cui si sta parlando. Poche parole per descrivere tutto il resto.
SETLIST: When Your Number Isn’t Up – One Way Street – No Easy Action – Miracle – Shiloh Town – Like Little Willie John – Don’t Forget Me – Where The Twain Shall Meet – Message to Mine – Can’t Catch the Train – Mirrored – Resurrection Song – Julia Dream – The River Rise – One Hundred Days – On Jesus’ Program —encore— Misirlou – Traveler – Bombed – Wild Flowers – Hangin’ Tree
(“Traveler” live @ Circolo Degli Artisti, Roma)
A cura di Emanuele Brunetto