Sempre cara ai Massimo Volume fu Catania. E sempre cari a Catania furono i Massimo Volume. Che nell’ormai non più recente 2009 la battezzarono, per un certo intervallo di tempo, unica beneficiaria al Sud d’un tour meraviglioso. Erano i giorni della vita precedente, d’un esercito di santi in avamposto e d’una ritrovata gioia perduta dopo che. Ma poi rieccola, la più grande rock band italiana della storia, simile in tutto e per tutto a quella di ieri. Eppure non aggrappata a un’immagine, non condannata o sbiadita. Magari più accorta o magari no: certamente ancora accesa, vibrante, palpitante. E così è venuta avanti. E’ giunta al sesto album in studio, e ha mantenuto la cattiva abitudine di tornare dalle parti dell’Etna.
A tre anni di distanza dall’ultima sortita in terra di Sicilia, il quartetto di scuderia La Tempesta fa tappa al Barbara Disco Lab per annunciare l’arrivo dei barbari, nonostante un pomeriggio turbolento ne abbia rallentato la marcia. Introdotti dall’autoctono quartetto nineties degli SHARP (Soviet Hearts Against Right People), i Nostri scelgono di non fare sconti battendo un ferro evidentemente già caldo, salutando un pubblico numeroso col climax corrosivo di Dymaxion Song. Forse un avviso, chissà: un modo per tenere alla larga i detrattori e avvertirli che oggi i Massimo Volume hanno qualcosa da dire, non si limiteranno ad un best of per far gridare i presenti. «Vi piaccia o no». Le splendide serrate de La notte e Aspettando i barbari inanellano due dei momenti migliori dell’omonima produzione, seguite dagli echi di guerra di Compound e dal singolo La cena. La formazione originaria di Bologna, come predetto, concentra la propria attenzione sul post-2010, relegando i vecchi fasti alle indimenticate e indimenticabili La città morta e Il primo Dio. Poco male. L’impeto tagliente di Litio e il ritmo ossessivo di Vic Chesnutt sono già anthem da replicare a oltranza, in attesa di un encore equilibrato e possente. Si apre con Le nostre ore contate, un classico dal momento dell’incisione, con quei tre versi inchiodati in coda pronti a violare qualsiasi cuore. E si chiude prendendo il toro per le corna, pietrificati dalla sontuosità mai doma di Fuoco fatuo.
Se è vero che tutto resta sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore, ai Massimo Volume non può che essere accostata la sopravvivenza della parola. Se tutto è sepolto dalla coperta dell’imbarazzo dello stare al mondo, ai Massimo Volume va riconosciuta la franchezza e la forza d’un linguaggio senza eguali, in Italia. Se bisogna irrimediabilmente affidarsi agli sparuti incostanti sprazzi di bellezza, allora chiedere ai Massimo Volume è sempre cosa buona, giusta e pertinente. Perché nonostante i barbari, giunti ormai da parecchio ed in evidente superiorità, questa battaglia non può non essere combattuta. Grazie ad Emidio, Egle, Vittoria e Stefano per essere sempre stati in prima linea.
SETLIST: Dymaxion Song – La notte – Aspettando i barbari – Compound – La cena – La bellezza violata – Dio delle zecche – La città morta – Litio – Vic Chesnutt – Silvia Camagni – Il primo Dio – Da dove sono stato —encore— Le nostre ore contate – In un mondo dopo il mondo – Senza un posto dove dormire – Fuoco fatuo