Il fatto che l’autobus mi lasci in pieno buio, è forse un segnale. Perché è grazie all’oscurità di quel pezzo di Roma che noto la luna enorme. Non piena, le manca un pezzetto. Una questione di tempo tuttavia. Un ultimo passo. Ai Massimo Volume manca poco per tornare. Un ultimo sforzo, dopo che nel 2008 sono si sono ritrovati a otto anni di distanza e nel 2009 ne hanno dato notizia con un tour strappalacrime. La luna piena per Mimì Clementi è il disco che arriverà in autunno. Lì si che lo strappo sarà ricomposto definitivamente. A quel punto la storia troverà un nuovo capitolo. D’altronde, per i Massimo Volume è sempre una questione di tempo. Quasi un chiodo fisso, un perno. Il tempo che “scorre lungo i bordi”, che si lamenta, che è fatto di giorni spesi “senza forza”. Rifletto, con una birra in mano, che forse il tempo perso, il “pezzo di vita che ci hanno levato” – lo sussurra un tizio alle mie spalle – con lo scioglimento dieci anni fa, è stata una manna dal cielo. Perché sarebbe stato brutto vedere Mimì sgonfiarsi, Vittoria perdere colpi o Egle mancare il segno. Sarebbe stato terribile, insomma, assistere a brutte copie di “Lungo i Bordi” o di “Stanze”. E se la luna, fuori, ci mette il giusto ciclo per tornare se stessa, allora anche la band è buono che abbia aspettato il momento adatto. Sono sei le canzoni nuove presentate da Emidio e compagni all’Init: La bellezza violata, Tra la sabbia dell’oceano, Invito al massacro, Litio, Vasco de Gama, Coney Island. E ad ogni pezzo mi volto a guardare la gente attorno a me. Tutto è chiaro. L’ingranaggio è tornato a girare. Arriverà un disco eccellente, ad ottobre, perché i pezzi sono densissimi, fiaccati dal tempo, elettrici e post-rock. Con Sommacal e Stefano Pilia in cattedra per quanto riguarda le lame chitarristiche, la Burattini massiccia, muscolare ma pulitissima nel tocco e Mimì sempre sacrale, minimale, che recita brandelli di vita vissuta. E’ talmente tanto l’entusiasmo per i nuovi pezzi che, per stavolta, i grandi classici possono rimanere in panchina. I Massimo Volume costruiscono una scaletta nuova. Praticamente fatta dell’inizio e della fine. “Stanze” così è il disco vecchio più suonato. Si alternano In nome di Dio, Stanze, Stanze vuote, Tarzan, Cinque Strade, Vedute dallo spazio e Ororo (splendido finale). Un tuffo nel passato che mi appanna gli occhi, soprattutto quando le stanze vuote sono interpretate dai quattro con una esecuzione straziante. Eco, rimbombi elettrici, la voce di Vittoria che urla “vuote”, quella di Mimì: “chiudiamo dentro scatole, pezzi, di vita, andati”. E poi Egle avvitato nella sua chitarra, strilla: “stanze”. I miei denti stritolano il bicchiere di plastica, dentro non c’è più nulla, è vuoto. L’emozione mi tradisce, erano troppi anni che non mi succedeva. O forse, il tempo giusto.
SETLIST: La bellezza violata – Seychelles ’81 – Il tempo scorre lungo i bordi – Tra la sabbia dell’oceano – Invito al massacro – Litio – Vasco de Gama – Coney Island – Esercito di Santi – In nome di Dio – Stanze – Stanze vuote – Tarzan – Cinque strade —encore— Fuoco fatuo – Vedute dallo spazio – Ororo
(“La Bellezza Violata” live @ Init, Roma)
A cura di Riccardo Marra