(Immagine relativa alla data del 20/05)
Era evidentemente destino: dopo averli persi per varie combinazioni della vita più volte in gioventù, chi vi scrive si è tolto la curiosità di vedere i Muse dal vivo 17 anni dopo i loro esordi, complici le ben sei date consecutive del “Drones World Tour” al Forum d’Assago. Molti hanno storto il naso per i motivi più disparati: Bellamy e soci che si “svendono” ulteriormente infrangendo un nuovo muro del rock più commerciale (una band straniera che suona sei volte di fila nella stessa location in Italia non si era mai vista), un pubblico sempre più generalista, un’offerta live così abbondante per un grande nome come i Muse che fa a cazzotti con la cronica mancanza di festival (quelli veri) in Italia.
Tutto vero, tutto giusto: ma indipendentemente dal fatto che non è certo colpa dei Muse se in Italia manca qualcosa di simile al Pukkelpop o allo Sziget (non nominiamo Glastonbury o il Primavera Sound per non sparare sulla Croce Rossa) la scelta di suonare sei volte al Forum anziché una sola a San Siro è una grande forma di rispetto nei confronti dello spettatore, che può vedere a parità di prezzo (i biglietti più economici partivano da 54 Euro, cifra tutt’altro che esagerata per un nome così popolare) la band da posizione ottimale, complice un palcoscenico che riduce enormemente la distanza massima tra gli artisti e il pubblico.
Già, il palco: impossibile non partire da questo fattore, visto che occupa più di mezzo parterre, con la sua parte centrale circolare e girevole, dove suona la band, e due enormi prolungamenti laterali, studiati per rendere partecipi al massimo anche gli spettatori più distanti. A collaudare questa meraviglia di installazione sono i De Staat, band olandese che porta in scena un synth rock un po’ tamarro ma tutto sommato gradevole, ideale per attendere le star della serata, che entrano in scena alle 21.15.
I Muse sono protagonisti di un concerto tiratissimo, che dura un’ora e trequarti con una sola brevissima interruzione (neanche così evidente, peraltro), reali protagonisti della mastodontica catena di montaggio messa su al Forum. Ad inizio live si scorgono subito le note positive e quelle negative della serata: uno spettacolo di luci e figuranti semplicemente indimenticabile, ma al contempo un suono che lascia assolutamente a desiderare. Impianto scadente? Non scherziamo: i Muse sono vittime delle loro stesse manie di grandezza, perché durante la loro esibizione i volumi arrivano a livelli esasperati ed esasperanti, risultando spesso fastidiosi e – cosa più grave – coprendo la voce di Matthew Bellamy, che in teoria dovrebbe essere uno dei piatti forti del live. Il concerto vive inevitabilmente i suoi momenti migliori con i vecchi brani: Hysteria, Starlight, Time Is Running Out hanno inevitabilmente il loro perché – fosse solo per la partecipazione corale del pubblico – e poco importa che manchi più di una hit all’appello (la rotazione dei brani storici nelle varie date è un altro segno di rispetto nei confronti dei fedelissimi presenti a più di una serata).
Non mancano purtroppo momenti in cui non si capisce dove la band voglia andare a parare, come nel caso dell’eccessivamente lunga e noiosa The Globalist, ma i nuovi Muse non sono da buttare come sostengono in tanti (la validità di singoli come Dead Inside o Madness sta lì a testimoniarcelo). Il live si conclude con Mercy e l’eccellente Knights Of Cydonia (bellissimo l’omaggio introduttivo a Morricone) e il bilancio della serata non può che essere positivo, se si tiene ben presente in mente a cosa si assisteva: un enorme spettacolo d’intrattenimento, forse più simile ad una partita di NBA che ad altro. Ma il divertimento è stato garantito.
SETLIST: Psycho – Reapers – Interlude – Hysteria – Dead Inside – Map Of The Problematique – The 2nd Law: Isolated System – The Handler – Supermassive Black Hole – Prelude – Starlight – United States Of Eurasia – Munich Jam – Madness – Revolt – Time Is Running Out – Uprising – The Globalist —-encore— Take A Bow – Mercy – Knights Of Cydonia