Quanto fa bene una scoperta? Una bella scoperta, è ovvio. Fa meravigliosamente bene. Può cambiare una persona del tutto, in casi eccezionali. Più comunemente, invece, può cambiare una giornata. Un momento, una situazione, un giudizio, un concerto. Già: può cambiare un concerto. Perchè il pubblico di Catania, in fondo, conosceva già le doti cantautorali di Paolo Benvegnù. Ciò che non conosceva, invece, era la sua spiccata abilità nel condurre uno spettacolo, uno spettacolo vero e proprio: fatto di musica, gesti, parole e ironia. L’ironia, l’intruso: quella che non ti aspetti, che dà un tocco di freschezza, che si astrae e si combina con l’atmosfera. L’ironia, la scoperta, l’incentivo che trasforma un ‘semplice’ concerto in uno show. E lo fa bene. Paolo e la sua band fanno il loro ingresso sul palco poco prima della mezzanotte, l’intro è affidata a La schiena, brano d’apertura dell’ultimissimo “Le Labbra”. Si prosegue con Amore santo e blasfemo prima, e Il sentimento delle cose poi: l’energia, di certo, non manca. Benvegnù regala al pubblico esattamente ciò che vuole: nuove conoscenze come La peste, l’incalzante La distanza, Jeremy o la splendida Il nemico, lasciano spazio ai vecchi amori di “Piccoli Fragilissimi Film”. L’esecuzione della bellissima Cerchi nell’acqua è indubbiamente il momento più intenso della serata, la conosciutissima Suggestionabili e la dolce Io e te coinvolgono all’unisono tutti i presenti, Il mare verticale e Quando passa lei completano la magia. La gente è divertita, emozionata, calorosissima: il gruppo ringrazia, e alla fine decide di lasciarsi andare. Teatrini di ogni tipo, sfottò e battute si intercorrono tra un pezzo e l’altro. Troppo poco intelligente, ad esempio, si trasforma d’improvviso in “Back in Black” degli Ac/Dc, con un Paolo dapprima sconsolato che, successivamente, prende parte alla riuscitissima parodia. Si ride molto, ma guai a dimenticare la musica: oltre la già citata “Troppo poco intelligente”, infatti, Rosemary Plexiglas e Simmetrie, brani degli Scisma, fanno felici i fan di lunga data prima del gran finale. “Di solito questo è un pezzo che suoniamo a cazzo, oggi lo suoniamo a cappella quindi fate un po’ voi”: ed in sala, ancora una volta, ci si chiede cosa mai aspettarsi. Semplicemente un altro, divertentissimo siparietto che pone fine ad un live atipico ed immensamente piacevole, che non spezza la poesia ma la noia dietro l’angolo, che non viola la concentrazione ma la stimola positivamente, che non fa alcun male alla musica, ma la sublima.
(Paolo Benvegnù live allo Zo – by Rosario Russo)
A cura di Michele Leonardi