Ciclicamente il panorama musicale propone leader di band che si imbarcano in progetti solisti paralleli (mai all’altezza degli originali). Paul Banks ne è un esempio lampante. Cantante, chitarrista e compositore di uno dei gruppi simbolo degli ultimi dieci anni (gli Interpol), stasera è a Milano per presentare il suo secondo album solista, il convincente “Banks”. Il concerto era inizialmente previsto ai Magazzini Generali, locale di piccole dimensioni per un artista abituato a suonare più nei palasport che nei club. Dieci giorni prima del concerto arriva la notizia dello spostamento (forse per i pochi biglietti venduti?) al Tunnel, locale ancora più piccolo dei Magazzini. La considerazione è d’obbligo perchè – al di là dell’aspetto musicale – è davvero strano vedere suonare una rockstar così famosa in un posto così piccolo. Vi racconto una scena triste: arrivo alle 21.05, insieme ad altre tre ragazze. Fuori dal locale c’è una fila numerosa, ma è per l’ingresso in lista per la discoteca. Infatti il club di via Sammartini è già strapieno. Come accade tante (troppe) volte a Milano, vige la regola del “doppio evento”: il concerto inizia presto, perché si deve fare spazio alla successiva serata a base di dj set. Non ho nulla contro i concerti che iniziano in orario (anzi), ma è davvero assurdo che nel fine settimana si assista ad esibizioni che cominciano alle 21.15 (senza neanche un artista di supporto) quando invece in un concerto infrasettimanale l’headliner della serata spesso inizia parecchio dopo. Banks suona circa settanta minuti pescando a piene mani dai suoi due lavori solisti: il buon ultimo omonimo album ed il meno convincente disco d’esordio “Julian Plenti Is… Skyscraper”. Le canzoni del newyorchese – seppur lontane dall’essere memorabili – su disco hanno un innegabile appeal, ma nella trasposizione live qualcosa non va: gli arrangiamenti sofisticati sono sacrificati in nome di una band numericamente ridotta all’osso (i paragoni con gli Interpol sono inevitabili ed impietosi), e la staticità scenica di Banks peggiora le cose. Il fascino magnetico dei concerti degli Interpol è un lontano ricordo, ma il concerto vive comunque un paio di momenti di assoluto livello: il pop ipnotico di The Base e la delicatezza di Young Again e Arise, Awake mi consegnano il ricordo di una serata musicalmente piacevole, anche se è con l’emozionante I’ll Sue You che si toccano (per una sola volta, sia ben chiaro) i livelli degli Interpol. Banks ha svolto bene il suo compitino, anche se questa carriera parallela alla band che lo ha reso celebre sembra più che altro un capriccio personale tendente al cazzeggio. Ma è un cazzeggio ben riuscito.
SETLIST: Skyscraper – Fun That We Have – I’ll Sue You – Only If You Run – Arise, Awake – Goodbye Toronto – Fly As You Might – No Chance Survival – Young Again – Lisbon – Over My Shoulder - No Mistakes – The Base – Paid For That – Summertime Is Coming —encore— On The Esplanade – Games For Days