Avere il privilegio di ascoltare dal vivo Sir David Thomas, magari più di una volta nella vita, può facilmente annoverarsi tra le grandi fortune di un appassionato del genere. Bottiglia di vino fedelmente a fianco, bretella rossa ostinatamente indosso, pur sostenendo l’intero live set da seduto sprigiona ancora una tale forza da annichilire una buonissima fetta di emuli nemmeno più tanto giovinastri. L’occasione poi, in questo caso, è di quelle assolutamente immancabili. I Pere Ubu tornano a Roma per presentare (si fa per dire) i box set “Elitism For The People” e “Architecture Of Language”, compendio degli anni dal 1975 al 1982 freschissimi di stampa Fire Records. In poche parole: una scusa per rifarsi le orecchie a suon di “The Modern Dance”, “Dub Housing”, “New Picnic Time” e vecchia robaccia per cuori ubriachi.
Si comincia col piede giusto di “Heart Of Darkness”, perfetto welcome back per la storica chitarra di Tom Herman, che si riaggrega all’ormai saldissimo quartetto completato da Robert Wheeler, Michele Temple e Steve Mehlman. Spiace smentire Sir Thomas quando dice che questo «non è un greatest hits tour», ma suo malgrado c’è dentro tutto (o quasi) il meglio del proprio repertorio jarryano. Impossibile non lasciarsi trafiggere dall’uno-due Modern Dance/Navvy o dai capolavori Codex, My Dark Ages e Dub Housing – giusto per citarne tre.
Lo strepitoso rollercoaster conclusivo è affidato ai saliscendi delle indimenticate Caligari’s Mirror e Heaven, affogate nel liquido amniotico del dittico Sentimental Journey/Humour Me, che pone inizialmente termine a una performance da ricordare. Il bis, sulle spalle dell’immancabile Final Solution, riesce finalmente a far muovere il culo anche al pubblico, piuttosto compassato, della soirée.
Da animali da palcoscenico quali sono, i Pere Ubu abbandonano lo stage per dirigersi con solerzia al banchetto del merch. Quattro chiacchiere con la gente, una lunga serie di meritati affari, autografi e fotografie di rito. David siede sulle poltroncine rosse fintanto che la sala non si svuota del tutto. Si alza aiutandosi col bastone e saluta i pochi, soddisfattissimi rimasti. La sensazione, pienamente comprovata, è che gli acciacchi non basteranno mai a fermare una leggenda.
SETLIST: Heart Of Darkness – On The Surface – Petrified – Real World – Rhapsody In Pink – Make Hay – Modern Dance – Navvy – Small Was Fast – Codex – Rounder – The Long Walk Home – My Dark Ages – Dub Housing – Misery Goats – Fabulous Sequel – Vulgar Boatman Bird – Over My Head – Caligari’s Mirror – Heaven – Sentimental Journey – Humour Me —encore—- Final Solution