Provate a immaginare qualcosa che non possa mai verificarsi: un’invasione di cavallette, maiali che volano, Banksy nei panni di Robert Del Naja dei Massive Attack, i Daft Punk mentre si tolgono i caschi, i Placebo a Taormina. I Placebo a Taormina. L’annuncio di un concerto di queste dimensioni, all’estremo Sud della penisola, ha creato non poco scompiglio tra appassionati e fan passati e presenti. Eppure, niente è stato come si temeva: pochi cloni di Brian Molko, neanche uno di Stefan Olsdal, nessun disordine, nessuna bagarre. Il pubblico è estremamente vario: tre bambini seduti in prima fila ricordano che forse, nel mondo, non tutto è perduto.
Prima di iniziare, l’organizzazione comunica che le luci stanno per spegnersi e che il gruppo preferirebbe non vedere telefoni illuminati né flash. Così, quando il palco rimane vuoto e inizia in diffusione Ion, il Teatro Antico è completamente al buio. Un attimo dopo, il delirio: riff paranoici e ritmi marziali segnano inconfondibilmente l’inizio di Pure Morning, durante la quale si fa fatica a restare calmi. “Benvenuti al nostro party di compleanno! Ora fateci un regalo: alzatevi in piedi e ballate!”, così si presenta Brian Molko alla Sicilia e parte con Loud Like Love.
Seguono i grandi pezzi che hanno fatto sì che i Placebo siano ancora oggi una delle poche band con un’impronta inconfondibile: Jesus Son, Soulmates, Special Needs, Lazarus. Brian Molko continua a cantare e suonare senza mai fare una pausa, con il suo mood pansessuale, marchio di fabbrica dei Placebo in grado di attirare l’attenzione persino di David Bowie, cui il gruppo riserva l’esecuzione di Without You I’m Nothing, svolta determinante per lo stretto legame tra la band e il Duca Bianco.
Arriva il momento di Twenty Years, potente, disperata e, per forza di cose, pezzo simbolo del tour. A metà concerto Brian Molko non riesce più a contenersi e sbotta elegantemente (elegante lo è stato davvero) con qualcuno in prima fila rapito dal telefono più che dallo spettacolo: “Hai pagato per quel posto in prima fila. Se non t’interessa spostati dietro e lascia il posto a qualcuno che vuole ascoltare davvero”. Boato, ripresa del concerto.
La parte finale è un crescendo di energia e distorsioni: Special K, Song To Say Goodbye, The Bitter End per concludere, nel secondo encore, con Running Up That hill, originariamente di Kate Bush, incupita in chiave Placebo. Salutano, sorridono, Stefan Olsdal si abbassa un’ultima volta per regolare gli effetti della pedaliera facendo sì che mentre il gruppo svanisce dietro le colonne del Teatro Antico la platea sia ancora avvolta dall’eco del riverbero.
“La cosa più importante per il nome di un gruppo è che tu possa immaginarti quattromila persone che lo urlano all’unisono”, ha dichiarato Brian Molko nei primi anni di vita dei Placebo. Di persone che urlavano quel nome a Taormina ce n’erano più di 5000. Se può bastare? A loro forse sì, al pubblico mai.
SETLIST: Pure Morning – Loud Like Love – Jesus Son – Soulmates – Special Needs – Lazarus – Too Many Friends – Twenty Years – I Know – Devil In The Details – Space Monkey – Exit Wounds – Protect Me From What I Want – Without You I’m Nothing – 36 Degrees – Lady Of The Flowers – For What It’s Worth – Slave To The Wage – Special K – Song To Say Goodbye – The Bitter End —ENCORE— Teenage Angst – Nancy Boy – Infra-Red —ENCORE 2— Running Up That Hill (Kate Bush cover)