Il meglio che Josh Homme e i suoi Queens Of The Stone Age avevano da dare, probabilmente l’hanno già dato tempo addietro con “Songs For The Deaf”, vero caposaldo del rock del nuovo millennio. I lavori seguenti non possono certo essere considerati negativi – perché una manciata di pezzi giusti li hanno sempre tirati fuori per ciascun album – ma neanche minimamente paragonabili a quel disco del 2002. Va da sé, dunque, che vederli dal vivo oggi, con setlist inevitabilmente incentrate sulle ultime pubblicazioni, avrebbe potuto rappresentare una certa delusione per chi ha vissuto i vari Oliveri, Grohl, Lanegan e compagnia bella.
L’occasione per l’Italia è unica, al Mediolanum Forum di Assago, per questo tour che i QOTSA stanno affrontando a supporto di “…Like Clockwork”, ultima fatica della band. In apertura gli inglesi Band Of Skulls che nei circa 40 minuti di set concessi non demeritano affatto. Il loro sound un po’ blues, un po’ psych, un po’ garage, nonostante la provenienza d’Albione si sposa bene col mood della serata e anche il pubblico sembra apprezzare (ma quando la band sale sul palco il parterre del Forum è ancora lontano dal pienone che verrà raggiunto poco dopo).
Alle 21.25 è la volta di Homme e soci. Al centro del palco si piazzano lui e il braccio destro Troy Van Leeuwen, gli altri dietro. Si parte con Keep Your Eyes Peeled, dall’ultimo album, ma subito dopo è già il momento di far ribollire il Forum con Millionaire e No One Knows: esecuzioni al fulmicotone, l’ex Mars Volta Jon Theodore (recentissimo il suo ingaggio) picchia come un forsennato sulla batteria e giù dal palco si scatena in un nonnulla il putiferio.
Homme, dal canto suo, è in forma ed ha voglia di interagire col pubblico, scambia qualche parola in italiano («Siete bellissimi!», dirà), gesticola e non perde occasione per ricordare quanto è contento di essere nuovamente in Italia. Van Leeuwen, come di consueto, fa il suo show nello show attraversando tutto il palco e passando da una chitarra all’altra. In tutto ciò, alle spalle della band vengono proiettati dei visual fantastici, animazioni che riprendono per gran parte gli artwork degli album e che vanno a tempo coi brani proposti dai QOTSA.
Il nuovo lavoro viene eseguito per intero, eccezion fatta per “Fairweather Friends”. Nel mezzo Burn The Witch e Little Sister da “Lullabies To Paralyze”, Misfit Love, Make It Wit Chu (tra i momenti top della serata con ritornello e coro finale appannaggio della platea) e Sick, Sick, Sick da “Era Vulgaris” e Better Living Through Chemistry da “Rated R”. Il finale di set, invece, è tutto per il must Go With The Flow e per la nuova I Appear Missing, che congedano la band prima dell’encore di rito.
La differenza fra i brani vecchi e le nuove composizioni si sente, non soltanto per la partecipazione del pubblico (evidentemente più coinvolto con i vecchi). Ma, dal vivo, almeno un paio di momenti da “…Like Clockwork”, ovvero I Sat By The Ocean e il binomio If I Had A Tail / Kalopsia, s’inseriscono alla perfezione fra i classici dei QOTSA. Sensazione che non avevamo avuto ascoltando il disco.
Quando alle 23.10 la band risale sul palco per l’encore, Homme si piazza al piano per eseguire la nuova The Vampyre Of Time And Memory, ottima ballata che però ha cattiva sorte: un fastidioso feedback, infatti, costringe la band ad interrompere e riprendere il pezzo per ben tre volte. All’ultimo tentativo il brano va in porto, ma qualche fischio dal pubblico viene fuori (siamo sicuri rivolto più ai tecnici che alla band, dato che un Homme solo apparentemente calmo la butta sul ridere inscenando un siparietto). Poi c’è la vecchia hit Feel Good Hit Of The Summer, un ormai storico brano dei QOTSA che difficilmente manca nelle setlist dei loro live, per il quale Homme accenna anche un inciso della “Rehab” di Amy Winehouse.
Il saluto definitivo al pubblico milanese, dopo due ore bollate di concerto, arriva con A Song For The Dead: i QOTSA spremono al limite i propri strumenti regalando l’ultimo sussulto di un live furente e preciso in cui ognuno dei protagonisti conosce alla perfezione il suo ruolo. Il timore di una delusione, così, viene scongiurato e la sintesi a bocce ferme è che i Queens Of The Stone Age restano ancora una delle più grandi macchine da live in circolazione. I dischi… quelli sono un’altra storia.
SETLIST: Keep Your Eyes Peeled – You Think I Ain’t Worth A Dollar, Bue I Feel Like A Millionaire – No One Knows – My God Is The Sun – Burn The Witch – I Sat By The Ocean – Misfit Love – …Like Clockwork – In The Fade – If I Had A Tail – Kalopsia – Little Sister – Smooth Sailing – Make It Wit Chu – Sick, Sick, Sick – Better Living Through Chemistry – Go With The Flow – I Appear Missing —encore— The Vampyre Of Time And Memory – Feel Good Hit Of The Summer – A Song For The Dead