Home LIVE REPORT Silversun Pickups @ Pumpehuset, Copenhagen (31/10/2016)

Silversun Pickups @ Pumpehuset, Copenhagen (31/10/2016)

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Altro concerto, altro viaggio: è ormai questa la vita dell’appassionato italiano di musica indipendente, che per amore di qualche artista o disco che ha regalato parecchie emozioni nel recente passato è “costretto” a organizzare vacanze su misura. Poco male in questo caso, perché i californiani Silversun Pickups fanno tappa a Copenaghen proprio la notte di Halloween, occasione troppo ghiotta per gustarsi una data di questo tour europeo che ignora bellamente tutto il Sud Europa.

A vedere l’importante programma artistico della Pumpehuset, ci saremmo aspettati una location ben più ampia: questa sala ricavata da una costruzione industriale dell’800 è invece un autentico buco, a testimonianza del fatto che tanta buona musica anche a queste latitudini è roba per pochi. In compenso il locale è organizzatissimo (birre e guardaroba a prezzi davvero popolari, anche per uno stipendio italiano) e in pieno centro, dunque bene così.

Ad aprire la serata ci pensano i giovanissimi Paerish, band parigina che sta facendo compagnia ai Pickups nel vecchio continente. I ragazzi ci sanno fare e, nonostante siano all’esordio, possono disporre già di un paio di pezzi davvero notevoli. In perenne bilico tra My Vitriol e Biffy Clyro, sono un nome da tenere d’occhio.

Alle 21.10 salgono sul palco i Silversun Pickups, protagonisti di un live davvero entusiasmante. Impossibile non partire dai componenti della band e dalla grande sintonia che trasmettono al pubblico: Brian Aubert è un chitarrista talentuoso, istrionico al punto giusto e dotato di un timbro vocale che sembra dover capitolare da un momento all’altro ma invece regge splendidamente alla distanza. L’elegantissima Nikki Monninger – con il suo basso e le sue distorsioni – è a tutti gli effetti la seconda leader del gruppo e dà un approccio fondamentale alla buona resa del live, e non da meno sono Joe Lester alle tastiere e il sempre puntuale Cristopher Guanlao alla batteria.

La prima fila è così vicina ai musicisti che è impossibile avere una visuale d’insieme della band, dunque dopo qualche pezzo tocca indietreggiare. Poco male, perché – in pura filosofia danese improntata al “vivi e lascia vivere”, dando fiducia al prossimo – si può salire in piedi su una panca laterale per godere di una vista privilegiata, cosa impensabile in qualsiasi locale italiano. Non ci sono luci o spettacoli visivi particolari, ma solo tanto, tantissimo fumo (no, non è quello che si vende a Christiania e si consuma abbondantemente nel resto di Copenaghen).

La setlist del concerto è suddivisa equamente tra vecchi brani e le canzoni del nuovo, eccellente Better Nature, album grazie al quale la band losangelina ha fatto il definitivo salto di qualità. Lo stacco stilistico c’è e si sente: più rudi i pezzi del passato, maggiormente melodiche le nuove tracce. Se tanti fan sono rimasti comprensibilmente affezionati agli albori, noi preferiamo i brani più recenti, fosse solo per un songwriting più pregiato: la struggente Friendly Fires (migliore canzone della serata) ne è l’esempio più lampante, ma non sfigurano neanche Nightlight, Latchkey Kids e Circadian Rhytm (Last Dance).

Ma, come detto poco sopra, non mancano le eccellenze del passato: Little Lover’s So Polite e Three Seed ricordano alcuni episodi minori del miglior Corgan, mentre le emozionanti Lazy Eye e Kissing Families – in bilico tra garage rock, ritornelli diretti e una spruzzata di shoegaze – hanno una resa live straordinaria. La speranza è che i Silversun Pickups possano avere in futuro un maggiore seguito e più opportunità per suonare la loro musica in Europa: in un’epoca dove comandano i Muse, sarebbe cosa buona e giusta.

SETLIST: Cradle (Better Nature) – Twinkles – Royal We – Nightlight – Circadian Rhytm (Last Dance) – The Pit – Little Lover’s So Polite – Friendly Fires – Latchkey – Panic Switch – Dots Dashes – Lazy Eye —ENCORE— Three Seed – Cannibal – Kissing Families

Karol Firrincieli
Una malattia cronica chiamata britpop lo affligge dal lontano 1994 e non vuole guarire. Bassista fallito, ma per suonare da headliner a Glastonbury c'è tempo. Già farmacista, ha messo su la sua piccola impresa turistica. Scrive per Il Cibicida dal 2009.