Negli anni d’oro del britpop, mentre lungo l’asse Manchester-Londra si consumava (a suon di gossip e scandali) lo scontro finale tra Oasis e Blur, una terra gentile ma un pò sfigata – il Galles – sfornava a ripetizione gruppi poco inclini allo show business, che col passare degli anni si sono guadagnati grazie ai fatti rispetto e stima da parte di addetti ai lavori e semplici appassionati. E’ questo il caso dei Manic Street Preachers, dei Feeder ed ovviamente degli Stereophonics. E’ però un vero peccato che queste band abbiano in comune un’altra cosa. Dopo le premature scomparse di Richey Edwards e Jon Henry Lee, è toccato infatti agli Stereophonics pagare il debito con la morte, con l’assurdo decesso di Stuart Cable avvenuto qualche mese addietro. Inevitabile che questi pensieri mi accompagnino mentre arrivo all’Alcatraz, che si conferma anche stavolta il migliore club italiano per concerti rock. La band capitanata da un Kelly Jones in grande spolvero sale sul palco alle 21.30 esatte, e fin dalle prime battute conferma che dai tempi del suo esordio non è cambiata una virgola. La formula del gruppo gallese è negli anni rimasta sempre la stessa: canzoni brit fino al midollo (con arrangiamenti che dal vivo virano sorprendentemente verso l’hard rock) intervallate da pregevolissime ballate. L’innovazione sonora dunque non abita di certo in casa Stereophonics, ed alcune canzoni risultano pericolosamente ripetitive, ma poco importa; soprattutto perchè dopo 18 anni di onorata carriera Jones e compagni dispongono di un repertorio di tutto rispetto, impreziosito da una decina di singoli che valgono da soli il prezzo del biglietto: brani come Mr.Writer, Maybe Tomorrow, The Bartender and the Thief, Dakota e la più recente Innocent costituiscono una garanzia più che sufficiente per gli amanti del genere.Per di più in versione live i gallesi sono un’autentica macchina da guerra: affiatatissimi, non commettono una sola sbavatura. Poche band in circolazione, d’altronde, dispongono di un frontman carismatico come Kelly Jones. La sua voce, calda e graffiante come agli esordi, è il vero valore aggiunto della serata, organizzata dal Circus della Formula 1, che (forse prevedendo quello che combinerà Lewis Hamilton poche ore dopo al Gp di Monza) ha deciso di allietare il week end milanese ai tanti britannici presenti in sala. Ancora una volta dunque gli Stereophonics incrociano un autodromo italiano: 9 anni or sono, ad Imola, furono loro malgrado protagonisti di una delle giornate più vergognose della storia della musica live in Italia, quando i fan di Vasco Rossi tirarono di tutto (sassi, lattine, bottiglie piene di urina) ai malcapitati gallesi, rei di intralciare il cammino di avvicinamento al live del profeta di Zocca. Purtroppo se si ha a che fare con l’analfabetismo musicale il rispetto per gli artisti è merce rara.
SETLIST: Bank Holiday Monday – A Thousand Trees – More Life in a Tramp’s Vest / Last of the Big Time Drinkers – I Got Your Number – Superman – Pick a Part That’s New – Mr. Writer – Stuck in a Rut – Uppercut – Maybe Tomorrow – I Wouldn’t Believe Your Radio – Innocent – Have a Nice Day – Trouble – Just Looking – Local Boy in the Photograph —encore— She’s Alright – The Bartender and the Thief – Dakota
(“Superman” live @ Alcatraz, Milano)
A cura di Karol Firrincieli