Il Bloom di Mezzago, per gli appassionati di musica, non ha bisogno di molte presentazioni, essendo il club che ha ospitato il debutto italiano assoluto dei Nirvana nel 1989, oltre ad avere ospitato Cobain e soci anche due anni dopo, durante il tour di “Nevermind”. Incastonato tra le villette della Brianza, questo storico club gode ancora di ottima salute, e ce lo conferma stasera, con l’atmosfera amichevole (e i prezzi ragionevoli) che hanno fatto da contorno ad un eccellente doppio live, quello degli svedesi INVSN e dei veneti Stormo, che hanno in comune la Swamp Booking.
Se per la band italiana è il debutto di un vero e proprio tour europeo, per la formazione guidata da Dennis Lyxzén è la prima volta in Italia, ventiquattro ore dopo la data di Bologna. Personaggio geniale e poliedrico, Lyxzén è leader e cantante anche dei Refused e dei The (International) Noise Conspiracy, ma stasera ce lo godiamo con il suo progetto più “leggero” e forse più riuscito: gli INVSN, per l’appunto. Power pop con pesanti sfumature new wave: forse è questo il genere nel quale possiamo meglio classificare questa formazione, ma il vero punto di forza degli INVSN (oltre al frontman e l’affiatamento col resto della band, ad altissima presenza femminile) è l’eccellente songwriting, a tratti memorabile, che fa scattare a momenti uno scomodissimo parallelismo addirittura con i Depeche Mode.
Su tutte, basta ascoltare la recente Slow Disco: intro industrial da paura, strofe efficaci, un ritornello che arriva dritto al cuore, prima di un inatteso e catartico finale. Lyxzén si permette anche di lasciar fuori un classico della band come “Down In The Shadows” (gliel’ho “rimproverato” bonariamente in area merchandising a fine esibizione), ma è onestamente un dettaglio: il suo carisma è totale e totalizzante, anche grazie ad un discorso (per nulla scontato) sulla reale attitudine punk nel mondo, che tocca i cuori dei presenti.
Dopo gli scandinavi, è la volta degli Stormo, protagonisti di un live devastante, condito dai soliti, altissimi volumi: non c’è un momento di respiro (così come nei loro album, come l’ultimo, ottimo “Endocannibalismo”), e la reputazione ormai internazionale della quale godono ci appare più che meritata. Le canzoni dei veneti scorrono veloci, così come questa serata musicalmente così eterogenea, che ci ha fatto ricordare per un paio d’ore l’atmosfera di un festival. Bravi tutti.