Il brutto anatroccolo รจ una fiaba fuorviante. Andersen doveva ben essere ornitofilo per riuscire a tracciare un ritratto positivo dei cigni. Eleganti animali dal regale splendore, certo, ma dotati di unโindole tuttโaltro che conciliante. Chiedetelo alle papere, ve ne daranno conferma. In alternativa, se di pennuti che possano testimoniare non se ne trovano nei paraggi, andate ad un concerto degli Swans. Bologna. Pioggerella sottile. Freddo. Non vedi lโora di entrare nel locale scelto come cornice del ritorno in Italia della storica band newyorkese: il Locomotiv, uno stanzone smilzo dalle pareti sobriamente rosse. Un palco, un Sir Richard Bishop qualunque seduto a terra con la sua chitarra, a farla parlare. Speravi facesse un bel caldo lรฌ dentro, ma non รจ abbastanza. Non ancora almeno. Dieci e dieci. I musicisti salgono sul palco per completare il soundcheck. Proprio loro, non dei comuni tecnici. Questo si chiama perfezionismo. Ovvero, detto ร la Gira, mancanza di fiducia nelle capacitร degli umani, quegli idioti. Dieci minuti piรน tardi, persino in anticipo, arriva il momento di salutare la luce, di intraprendere la discesa nellโAde. Eโ con To Be Kind che comincia il Grande Buio. Ci saranno anche โmillions of stars in your eyesโ, ma al momento non illuminano. Esiste solo il nero che tโavviluppa le viscere. Tanto vale chiuderli gli occhi, non servono. Dentro inizia a ribollire lโanima, improvvisamente rimestata. Si contorce, voluttuosamente violenta. Lo desidera quel buio assoluto, seducente. Lo reclama per sรฉ con impazienza. Perchรฉ sa che รจ lรฌ, nellโoscuritร , quando tutto il resto sarร stato spazzato via, che riceverร il dono dellโoblio.
Eโ la volta di Avatar e She Loves Us. Poi Coward. โPut your knife on meโ, sรฌ. La musica penetra come una lama affilata, distorce e distrugge. Quindi diviene fior di loto. Ed allora รจ dimenticanza, รจ il vuoto. Quello che senti quando i bassi scuotono lโaria e rimbombano nella cavitร toracica. Percepisci i tuoi organi, uno ad uno, inerti. Lโossigeno non circola, il sangue non arriva al cuore. E proprio nella mancanza apparente di vita, nellโassenza, sperimenti il sublime. In quel momento sei libero, sgravato dagli affanni, dal peso dei ricordi. Sarebbe perfetto se finisse qui, cosรฌ.ย Invece no. Ecco The Seer, maestosamente schizofrenica. Solo che ormai sei saturo. Hai visto il buio, hai conosciuto il non essere, hai saputo lโassoluto. Non puoi andare oltre. Dunque spalanchi gli occhi, rientri nel mondo. Ed รจ paradossale che proprio ora il suono si faccia estenuante ripetizione. Perchรฉ cosรฌ, a mente lucida, esso diviene rumore, fastidio. A tal punto che quando lโimpianto elettrico, inadeguato a volumi cosรฌ spropositatamente alti, salta, ti ritrovi ad esserne grato. Solo le campane tubolari ripetono implacabili il loro ritornello. Ma non riescono piรน a spaventarti, private dellโassillante coro degli altri strumenti. Almeno finchรฉ la corrente non torna, e non tarda a farlo. Lโossessione quindi riprende e si sviluppa in unโultima, interminabile improvvisazione finale. Il tutto orchestrato da un Gira invasato e terrificante, spietato nei confronti dei suoi musicisti, sprezzante verso il pubblico. Al solito. Due ore e trenta di disturbo allo stato sonoro, da uscirne stremati. Eccessivo, allucinante. Parto del genio di artisti malati e talentuosissimi. Sono pazzi i Cigni. E sono neri.
SETLIST: To Be Kind โ Avatar โ She Loves You โ Coward โ The Seer โ (Improvvisazione)
A cura di Giorgia Pezzali