In siciliano si dice: “è n’ munnu persu”. Letteralmente: è un mondo perso. È un’esclamazione poco incoraggiante nei confronti del presente, che ben si addice, purtroppo, al pur bellissimo concerto che The Divine Comedy ha tenuto all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Perché spostare, correttamente, all’ultimo minuto, la inside location dell’evento dalla grande Cavea alla piccola Sala Petrassi non è una bella notizia per la città, comunque la si metta. Specie se si pensa al pienone riscosso in quello stesso impianto, nei giorni intorno alla data in oggetto, con Al Bano e Romina Power o Alvaro Soler. Specie se si pensa ai continui sold out di uno tra i nostri orgogli nazionali: i Baustelle, che da Neil Hannon e soci hanno garbatamente rubato più che qualcosa. E dire che basterebbe aprire Google. E dire che basterebbe un po’ di curiosità spicciola. E dire, ahinoi, che manca anche la voglia di un click utile.
Fatta tale sentita, concisa e forse telefonata premessa, è corretto passare immediatamente alle liete note. E le liete note, ça va sans dire, sono state quelle di un’esibizione straordinaria, elegante, pulitissima. Agghindato con la divisa di Napoleone, Mr. Hannon fa la sua entrée per intonare How Can You Leave Me On My Own, traccia che apre la prima parte dello show – dedicata completamente all’ultimo, riuscitissimo “Foreverland”. Tra una Napoleon Complex, una Bad Ambassador e una piacentissima Catherine The Great, l’excursus dispotico del Nostro si fa vivo e divertentissimo, minuto dopo minuto. Siamo in presenza di un grande Artista che, sebbene dinanzi un piccolo pubblico, regala un saggio fenomenale di Maestria e Mestiere. La seconda parte dello spettacolo, in questo, è un apice indimenticabile.
Con un cambio d’abito molto più british style indosso, Neil and the band infilano un successo dopo l’altro, rendendo la serata scoppiettante. Sarà difficile dimenticare Our Mutual Friend cantata sottopalco, disteso per terra, o la splendida A Lady Of A Certain Age, o ancora Something For The Weekend, durante la quale la gente si alza finalmente dalle poltrone, avvicinandosi allo stage e cominciandosi a scatenare. Il concerto prosegue energicamente fino a una grandiosa interpretazione di At The Indie Disco che sfocia, in coda, in una cover di Blue Monday dei New Order – sino al fuoco d’artificio conclusivo di National Express.
L’encore è affidato ad Assume The Perpendicular, A Drinking Song e Tonight We Fly, che chiude in bellezza e con enorme sincerità la tappa romana di un cantautore che meriterebbe, anche lui, una “Foreverland” di audience. Sarà pure un mondo perso, ma ci sono notti in cui è possibile volare. Notti, insomma, come quella quivi narrata.
SETLIST: How Can You Leave Me on My Own – Napoleon Complex – The Frog Princess – Bad Ambassador – Catherine the Great – To the Rescue – Sweden – The Certainty of Chance – The Complete Banker – Bang Goes the Knighthood – Generation Sex – Our Mutual Friend – A Lady of a Certain Age – Songs of Love – Something for the Weekend – Becoming More Like Alfie – At the Indie Disco / Blue Monday (New Order cover) – I Like – National Express —ENCORE— Assume the Perpendicular – A Drinking Song – Tonight We Fly