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The National + Johnny Marr – 01/07/2013 – Milano – Ippodromo del Galoppo

Tra molti alti e qualche inevitabile basso, il City Sound 2013 sta regalando – e regalerà ancora – all’estate milanese una serie di appuntamenti di tutto rispetto. Quello di questa sera era di certo uno dei più attesi dell’intero cartellone della rassegna: vuoi perché i protagonisti sono i The National, freschi di un acclamato sesto album in studio, vuoi anche perché a supportarli non c’è un nome qualsiasi ma niente poco di meno che Johnny Marr. L’ex Smiths è anch’egli in tour in Italia in questi giorni e proprio per la data milanese degli americani si ritrova nelle insolite (per lui) vesti di guest.

In realtà il programma prevede anche l’apertura del siciliano Colapesce. Di questa, però, non riusciamo a darvi testimonianza, dato che l’orario previsto per l’inizio della sua esibizione è fissato improrogabilmente per le 18.45, circostanza che in un qualsiasi lunedì feriale ha come conseguenza un pubblico ridotto a poche decine di persone – o quantomeno così ci dicono, dato che noi non c’eravamo ancora. Peccato, per lui e per il pubblico.

Il momento in cui accediamo al grande slargo dell’Ippodromo del Galoppo è quello giusto, proprio un attimo primo che Johnny Marr si presenti sul palco. Johnny è in forma, saltella come ai bei tempi e si fa ripetutamente avanti rispetto alla propria posizione per cercare un contatto col pubblico e anche per mettere in mostra la sua assoluta presenza scenica con una chitarra fra le mani. I brani del suo “The Messenger”, esordio da solista dopo l’epopea Smiths e numerose comparsate in altri progetti, danno la stessa impressione avuta durante l’ascolto del disco: qualche buon spunto ma un po’ di piattume diffuso che non permette ai pezzi di decollare, eccetto che in un paio di episodi che anche dal vivo si confermano sopra la media generale, ovvero la title track del lavoro e Generate! Generate!.

La verità, che anche lo stesso Marr sembra conoscere perfettamente, è che gran parte di chi è sotto al suo palco questa sera è lì per ascoltare quei pochi estratti dalla discografia degli Smiths che Johnny ripropone in questo tour. Nessuno rimane deluso: centellinate all’interno della setlist ci sono There Is A Light That Never Goes Out, dedicata al pubblico, Bigmouth Strikes Again e la chiusura affidata ad How Soon Is Now?, un po’ come a dare in pasto a poco a poco ai presenti i bocconi migliori. Certo, la voce di Marr non è quella di Morrissey, ma la verve del chitarrista si sente eccome, conferendo anche a queste esecuzioni fuori dal tempo un tocco di magia che – lo ammettiamo – non ci aspettavamo affatto.

Dopo l’ora scarsa della performance di Marr, alle 21.35 è la volta dei The National. Matt Berninger si piazza al centro del palco, schivo come sua consuetudine, tanto che per larga parte del concerto lascerà agli altri membri della band l’onere di interagire col pubblico. A farla da padroni sono i brani estratti dal nuovo album “Trouble Will Find Me”, così il binomio iniziale è composto da I Should Live In Salt e Don’t Swallow The Cap. Ma già al terzo pezzo è il momento di una delle “hit” della band, quella Bloodbuzz Ohio che nel 2010 trainò “High Violet”, mentre con la seguente Secret Meeting si va indietro fino al 2005, ad “Alligator”.

Il singolo Sea Of Love precede i giusti ringraziamenti della band a Johnny Marr: insomma, i The National saranno pure una delle top band di oggi, ma quel signore merita un certo rispetto e Berninger e soci questo lo sanno: Demons, infatti, è tutta per lui. Afraid Of Everyone e Conversation 16 lanciano uno dei momenti più alti della serata: Squalor Victoria, da quel “Boxer” che nel 2007 segnò il successo commerciale della band, e poi la nuova I Need My Girl, “a song about missing someone” – come dirà lo stesso Matt nel presentarla – che mette davvero la pelle d’oca.

Siamo appena a metà setlist, ma è questo il momento in cui i demoni di Berninger cominciano pian piano a dileguarsi lasciando intravedere il frontman di una rock band piuttosto che il consueto crooner intento solo in un canto baritonale. Tra una meravigliosa All The Wine e un – ormai – classico come Apartment Story si arriva così alla fine del set principale, che non può non essere appannaggio di Fake Empire. Breve coda strumentale e tutti giù dal palco in attesa dell’encore.

Appena un paio di minuti dopo tocca così a Runaway riprendere il discorso interrotto poco prima, mentre subito a ruota arriva l’introspettiva Humiliation. I momenti che seguono sono quelli ormai divenuti consuetudine nelle performance dei The National: Mr. November e Terrible Love, così, vedono Berninger scendere giù dal palco e attraversare le transenne per farsi avvolgere dal pubblico, senza mai interrompere il proprio canto. Un bel giro nell’arena, qualche strattone di troppo, poi di nuovo su e poi ancora giù per un po’ di crowd surfing. E’ in momenti come questi che la distanza fra un artista anche piuttosto introverso come Berninger e il pubblico si azzera del tutto, creando una corrispondenza empatica fortissima.

Per il gran finale la band al completo si piazza al centro del palco, chitarre acustiche alla mano, per intonare i versi della stupenda Vanderlyle Crybaby Geeks. La platea canta all’unisono con la band, finisce il pezzo e alle 23.35, dopo i saluti di rito e ben due ore di concerto, i The National lasciano definitivamente il palco. La band di Cincinnati si conferma ancora una volta una delle più coinvolgenti realtà in circolazione, addirittura migliorata (soprattutto nell’espressività vocale di Berninger) rispetto a quando avevamo avuto modo di incrociarla qualche anno fa. Se poi a qualche fanciulla scappa anche una lacrima durante qualche pezzo… beh, non si può non considerarlo un altro punto a favore.

SETLIST: I Should Live In Salt – Don’t Swallow The Cap – Bloodbuzz Ohio – Secret Meeting – Sea Of Love – Demons – Afraid Of Everyone – Conversation 16 – Squalor Victoria – I Need My Girl – This Is The Last Time – All The Wine – Abel – Apartment Story – Pink Rabbits – England – Graceless – About Today – Fake Empire —encore— Runaway – Humiliation – Mr. November – Terrible Love – Vanderlyle Crybaby Geeks