Dopo la Brexit sono tantissimi gli artisti britannici che hanno deciso di non suonare più all’estero: intraprendere un tour europeo con margini ancora più risicati (a causa della maggiore burocrazia) non è sempre facile. Per gli Sherlocks – nonostante il loro successo in madrepatria sia nettamente superiore – la scelta di suonare in Europa si è però rivelata vincente oltre che necessaria, essendo una band in assoluta ascesa in termini di popolarità.
Per la prima volta in Italia da headliner (due date, Milano e Bologna) gli Sherlocks al Magnolia – così come nel resto del tour – vengono preceduti dai tedeschi Dote, autori di un piacevole set indie pop. Alle 21:20, in un Magnolia (sempre un piacere venire da queste parti) con un discreto colpo d’occhio ma in modalità più intima, salgono sul palco i fratelli Crook e soci, con l’eterna faccia da sedicenni nonostante gli album all’attivo siano già quattro: l’ultimo – il più che buono “People Like Me & You” – trova chiaramente ampio spazio nel concerto tiratissimo della band.
Il britpop accelerato (senza soluzione di continuità) degli Sherlocks è ormai un chiaro marchio da fabbrica anche dal vivo: se pensiamo alle canzoni dell’ultimo disco, a stupire in positivo sono soprattutto l’emozionante Remember All The Girls e Won’t Stop, col suo convincente finale strumentale. Ovviamente non mancano i precedenti classici della band, con l’eccezionale Falling che continua a mantenere un altro passo rispetto al resto del repertorio del gruppo: repertorio che però – disco dopo disco – cresce bene, e dà la possibilità ai ragazzi dello Yorkshire di proporre una scaletta priva di riempitivi. Il resto lo fa l’innegabile affiatamento sul palco dei quattro, che sanno suonare, divertire e divertirsi. Bene così.