Al cospetto di una discografia come quella dei Radiohead, i lavori solisti di Thom Yorke, “The Eraser” (2006) e “Tomorrow’s Modern Boxes” (2014), hanno rischiato troppo spesso di non ricevere i giusti riconoscimenti, proprio perché messi a confronto con quelli intoccabili della band. Eppure la ricerca di vie di fuga operata da Yorke con quei dischi avrebbe il diritto di essere valutata con più oggettività , non fosse altro perché si è trattato delle ennesime dimostrazioni di un talento compositivo fuori dal comune, attento come pochissimi altri alle evoluzioni del mondo cui appartiene senza per questo aver mai tradito la propria natura. Ritrovarlo dal vivo in Italia, a meno di un anno dall’ultimo passaggio dei Radiohead, così, ha le sembianze del curioso movimento ondulatorio di una coda cui prestare attenzione, giusto per capire cosa abbia escogitato stavolta il cervello che la manovra, in cosa consista il lavoro ai visual di Tarik Barri e se si avrà una qualche anticipazione da un possibile nuovo disco.
A Milano, così come a Firenze il giorno prima, c’è ovviamente il sold out e non potrebbe essere altrimenti. Si tratta delle prime date di questo breve tour europeo di Yorke e l’attesa è tutta per le novità : ovvero Impossible Knots, Not The News, Traffic, Twist, Saturday e The Axe, alla seconda assoluta dal vivo dopo il debutto fiorentino. L’ipnosi a tratti catalettica dello Yorke solista c’è anche qui, segno che la direzione presa per le nuove composizioni è pur sempre la stessa, con beat a tratti ossessivi che s’incastrano tra l’analogico e il digitale, tra la chitarra imbracciata a singhiozzi dal frontman dei Radiohead e il laptop stressato da Nigel Godrich. Ecco, Nigel Godrich: collaboratore di lunga data tanto di Yorke quanto dei Radiohead, negli show senza band diventa parte integrante dello spettacolo, facendo partorire alle sue macchine una marea di suoni pulitissimi e perfetti, che avvolgono la sala creando un meraviglioso effetto trance.
Lo spessore della produzione solista di Yorke lo si coglie con brani diventati ormai dei piccoli classici, vedi Black Swan o la Cymbal Rush che chiude il set principale, talmente assimilate da far venire in mente a qualcuno accanto a noi, dopo i primi secondi, che si tratti di tracce dei Radiohead. Al rientro per l’encore di rito c’è la già citata new entry The Axe, poi Atoms For Peace e infine Default, toccata e fuga in “AMOK”, il disco del progetto Atoms For Peace del 2013. A Firenze s’era chiusa così la serata, ma a Milano Yorke decide di regalare qualcosa in più, tornando sul palco ed eseguendo in solitario, al piano, per la prima volta in assoluto, Spectre, brano composto dai Radiohead per la soundtrack di James Bond (ma mai utilizzato nel film, sostituito da quello di Sam Smith).
Ad accompagnarlo nel corso delle quasi due ore di concerto il lavoro di Tarik Barri, che produce in tempo reale proiezioni video che, proiettate sugli schermi alle spalle e ai lati del palco, si adattano alla musica e ci si adagiano sopra, aggiungendo inequivocabilmente qualcosa all’effetto d’insieme percepito da chi guarda verso lo stage. A cavallo tra clubbing e rock, con la malinconia che gli appartiene ingannata dalle sue danze sconnesse, Yorke conferma ancora una volta di essere un artista ben al di sopra della media, con un parco di possibilità e strade da poter percorrere che rendono assolutamente indecifrabile tanto il suo futuro quanto quello dei Radiohead.
SETLIST: Interference – Brain In A Bottle – Impossible Knots – Black Swan – The Clock – Not The News – Truth Ray – Traffic – Twist – Saturday – Pink Section – Nose Grows Some – Cymbal Rush —ENCORE— The Axe – Atoms For Peace – Default — Spectre