Diamo a Cesare quel ch’è di Cesare: nel corso della loro ormai ventennale carriera, i Verdena hanno saputo conservare un’identità specifica eppur mutare, di volta in volta, fedeli a quella famosa linea che spesso non c’è. Con invariata, incontestabile dedizione. Una cosa che non riesce a tutti e che si tramuta in prova schiacciante allorquando, in sede live, la compattezza sonora del trio riesce a far da collante a più di una, più di due generazioni festanti. Quattordicenni di ieri e di oggi uniti nei cori che accompagnano Viba o Miami Safari, che sommati al look pressoché identico sfoggiato da Alberto, Luca e Roberta creano una strana ma assai piacevole sensazione di déjà vu. «Pleased to meet you, hope you guess my name», cantava qualcuno.
Dopo un’energica introduzione a cura degli autoctoni Ultravixen, i bergamaschi (in formazione con Giuseppe Chiara) si presentano in terra etnea col biglietto da visita “Endkadenz Vol. 1”, senza soprese protagonista del set. Le montagne russe di Alieni fra di noi precedono il singolone Un po’ esageri e le sincopi in falsetto di Sci desertico, dando l’abbrivio a una performance che, per coesione ed impatto, mostra perfettamente la crescita di una band incapace di confinarsi tra le meteore di fine anni ’90. Se le nuove bordate a nome Derek o la ballata psichedelica Nevischio tengono altissima la soglia di coinvolgimento circostante, sono immancabilmente i tuffi nel repertorio passato a bucare la quarta parete: da Sotto prescrizione del Dott. Huxley alla sopra citata Miami Safari, da 40 secondi di niente al dittico Viba/Muori Delay fino alla fusione argentea di Don Calisto e Funeralus.
Come precedentemente accennato, che gli ex “Nirvana italiani” (ah, la Stampa!) siano diventati adulti magari non si vede, ma certamente si sente e lascia più che favorevolmente impressionati anche coloro che, una volta consumati “Solo Un Grande Sasso” o “Il Suicidio Dei Samurai”, avevano attaccato i vinili al chiodo per dedicarsi ad altri lidi. Oggi i Verdena fanno ancora – e più che mai – parte dei capocomici della compagnia del rock nostrano, garantendo uno spettacolo dal vivo che strappa quasi unicamente applausi e aggettivi di encomio. Che soprattutto sa unire giovani, giovanissimi e ormai acciaccati ascoltatori in un’esperienza che si ripete, con ammirabile incisività, dalla fine del secolo scorso. Alla faccia di pessimi epiteti.
SETLIST: Alieni fra di noi – Un po’ esageri – Sci desertico – Loniterp – Lui gareggia – Scegli me (Un mondo che tu non vuoi) – Contro la ragione – Derek – Miami Safari – Sotto prescrizione del Dott. Huxley – Nevischio – Angie – Puzzle – Miglioramento – Viba – Muori delay – Rilievo —encore— 40 secondi di niente – Don Calisto – Funeralus