Cominciamo da metà, ovvero dalla struttura che gli Yo La Tengo hanno deciso di dare a questo loro tour a supporto di “Fade”, l’ultima fatica di una carriera praticamente trentennale. Due set totalmente diversi fra loro, acustico il primo, elettrico il secondo, distanti non soltanto per la diversità d’esecuzione ma anche per uno stacco temporale piuttosto netto: serve quasi mezz’ora, infatti, per consentire ai tecnici della band di passare dall’allestimento dell’uno all’altro, un’interruzione piuttosto lunga e atipica che sottolinea in modo ancora più marcato la duplice natura dello show.
Durante la pausa, così, c’è tempo per rimuginare sulla prima parte di questa tappa al Limelight di Milano della band di Ira Kaplan: delle nove tracce proposte senza spina, ben cinque sono prese dall’ultimo lavoro, ovvero Ohm (che verrà eseguita nuovamente, un paio d’ore dopo, in versione elettrica), Paddle Forward, The Point Of It, Cornelia And Jane ed I’ll Be Around. I nuovi brani si prestano decisamente al vestito minimale studiato per l’occasione, Ira Kaplan, James McNew e Georgia Hubley si alternano alle voci senza mai forzare, in perfetta sintonia con l’ambientazione “bucolica” data al palco: tre alberelli cartonati, infatti, sono piazzati alle spalle di ciascun membro della band a richiamare la copertina di “Fade”. Del resto del set fanno parte Our Way To Fall, Winter A-Go-Go, I’m On My Way e la conclusiva Decora, pescate a ritroso negli anni e riarrangiate anch’esse per esigenze di set.
Trascorsa l’interruzione, comincia tutta un’altra storia: gli alberelli vengono posizionati in fondo al palco per consentire più facilità di movimento ai tre, mentre gli amplificatori cominciano finalmente a lavorare un po’. Si parte ancora col nuovo album grazie a Stupid Things, poi via via il resto, con sugli scudi una meravigliosa Periodically Double Or Triple (da “Popular Songs” del 2009) e la già citata “seconda versione” di Ohm. Sta tutta nella doppia esecuzione di questo brano la natura degli Yo La Tengo, la loro innata capacità di solcare sentieri talmente diversi da apparire persino inconciliabili. Ma non per loro. La chiusura prima dell’encore è affidata alla prima cover della serata, ovvero Little Honda, brano dei Beach Boys reso tiratissimo dalla chitarra di Kaplan.
Al rientro per il bis di rito, Kaplan fa una battuta sulla grande palla stroboscopica che pende al centro della sala, non propriamente rock per definizione, e poi è la volta di Upside-Down da “May I Sing With Me” del ’92. Sarà questo l’ultimo brano a firma Yo La Tengo eseguito per la serata. I rimanenti due pezzi proposti, infatti, sono altre due cover: Nervous Breakdown dei guru dell’hardcore Black Flag, con Kaplan e McNew intenti nei loro feedback al fulmicotone fino all’ultimo secondo; e poi Tried So Hard di Gene Clark, cantata flebilmente dalla Hubley per un ritorno alla quiete del set acustico e la buonanotte al pubblico milanese. Una performance del genere, bipartita e parecchio lunga (praticamente due ore e mezza, interruzione esclusa), mette in evidenza la poliedricità degli Yo La Tengo, lasciando più che soddisfatti per la capacità di accontentare le varie anime che convivono tanto fra il pubblico quanto all’interno della stessa band.
SETLIST: Ohm – Paddle Forward – Our Way To Fall – Winter A-Go-Go – I’m On My Way – The Point Of It – Cornelia And Jane – I’ll Be Around – Decora —– Stupid Things – Evanescent Psychic Pez Drop – Flying Lesson – Well You Better – Watch Out For Me Ronnie – Periodically Double Or Triple – Before We Run – Ohm – Sugarcube – Little Honda (Beach Boys) —encore— Upside-Down – Nervous Breakdown (Black Flag) – Tried So Hard (Gene Clark)