Edizione della maggiore età per Ypsigrock, quella del 2014. Ergo c’era da festeggiare e gli organizzatori, in un continuo crescendo che ogni anno aggiunge un tassello, hanno messo in piedi la line up più corposa e probabilmente interessante della storia del festival siciliano. Anche quest’anno (come il precedente) live suddivisi in due location poco distanti fra loro e orari diluiti dal pomeriggio a notte inoltrata. Noi de Il Cibicida eravamo ovviamente presenti e abbiamo seguito l’intera rassegna: ecco il nostro resoconto a mo’ di pagellone.
DAY 1 – 8 AGOSTO
UZEDA / 8 – Piazzati in pomeridiana sul palco del chiostro di San Francesco, avrebbero senza alcun dubbio meritato il palcoscenico principale. Perché i catanesi sono una leggenda, perché le danno di santa ragione anche a ragazzini di vent’anni che si credono rockstar e perché come loro, in Italia, non c’è mai stato nessuno. Ancora sulla cresta dell’onda.
BO NINGEN / 7.5 – I quattro giapponesi sono letteralmente fuori di testa, si dimenano sul palco come dei forsennati e picchiano sugli strumenti come nessun altro nel corso di Ypsigrock 2014, col loro punk/hardcore acidissimo. Il finale col frontman Taigen Kawabe che simula un harakiri con la sua chitarra è da applausi a scena aperta. Sorpresa.
ARCHIE BRONSON OUTFIT / 6.5 – Fra le band più attese del festival grazie ad un ultimo lavoro convincente (“Wild Crush”), i tre inglesi dal vivo deludono leggermente le aspettative: Mark Cleveland è un batterista con tutti i crismi e fa la differenza, ma il set risulta un tantino piatto e monocorde, con pochissimi cambi di passo.
FANFARLO / 5.5 – Non ce ne vogliano i fan, tanti, di Balthazar e soci, ma da una band con le credenziali dei Fanfarlo ci si aspettava ben altro. Portano a casa il minimo sindacale svolgendo un compitino che non convince affatto. Magari la loro ispirazione a Castelbuono non era al massimo… magari l’esaltazione collettiva che li accompagna è ingiustificata…
ANNA CALVI / 10 – La classe non è acqua e questa ragazza ne ha da vendere e anche da regalare. La chiusura della prima giornata è tutta sua, ipnotizza il pubblico di Piazza Castello con una voce meravigliosa e con divagazioni chitarristiche eccessive nell’estetica – lo ammettiamo – ma d’impatto. Si conferma artista fra le più quotate dell’attuale panorama mondiale. Performance top.
DAY 2 – 9 AGOSTO
SAMARIS / 6 – L’orario pomeridiano non aiuta di certo la diffusione delle atmosfere eteree caratteristiche dei tre islandesi, ma la sostanza c’è e si sente. Sparati in alto come ogni progetto che, negli ultimi anni, è venuto fuori dalla terra di Bjork, non saranno di certo loro a interpretare la parte dei miracolati.
M+A / 7.5 – Unici italiani a calcare il “main stage” di Ypsigrock, fanno capire subito che per arrivare a Glastonbury come hanno fatto loro serve ben più che un colpo di fortuna. Ricercati nei suoni, tribali e dannatamente estivi, meritano ciò che stanno raccogliendo.
FOREST SWORDS / 6.5 – Penalizzati dal piazzamento in scaletta subito dopo la dirompenza degli M+A e prima dell’atteso Sohn, il progetto Forest Swords finisce un po’ per essere inghiottito da se stesso, troppo soft e “da camera” per infiammare la platea di Piazza Castello, nonostante le evidenti qualità in ballo. Da rivedere in altro contesto più idoneo.
SOHN / 9.5 – Saremo anche di parte ma lo sapevamo ben prima di presentarci a Castelbuono che questo ragazzo non avrebbe deluso le attese: un set semplicemente perfetto sotto tutti i punti di vista, un album, il suo “Tremors”, che anche dal vivo mette i brividi e che gli consegna il podio delle migliori performance di Ypsigrock 2014.
MODERAT / 9 – Il trio berlinese trasforma la piazza in una immensa e infuocata dancefloor: partenza al fulmicotone con “A New Error” e poi via con “Bad Kingdom” e le altre. L’elettronica più rock in circolazione è la loro e non poteva che essere appannaggio di Ypsigrock, prima o poi. Un pubblico più che eterogeneo dà ancora una volta ragione agli organizzatori che hanno scelto di portarli in Sicilia.
DAY 3 – 10 AGOSTO
SUN KIL MOON / 9 – Lo stesso Mark Kozelek, prima di iniziare il concerto, si dichiara stupito per il dover suonare alla luce del sole che invade il chiostro di San Francesco. Come dargli torto. Nonostante ciò l’esibizione è sublime, il (richiesto) silenzio rispettato (salvo una piccolissima e consueta interruzione che sta tanto nelle corde di Kozelek) e le lacrime agli occhi dei presenti più che giustificate. Semplicemente mitologico.
MONEY / 7 – Dalla loro avevano già le canzoni. In più ci hanno messo un live sfortunatamente breve, ma dannatamente classy; come ci si attendeva. L’ombra del paradiso è scesa sotto il Castello, sgolandosi sulle note di “Hold Me Forever”. Bravi e sacrificati.
KURT VILE AND THE VIOLATORS / 8.5 – Senza alcun dubbio il rock-act più convincente dell’intero festival, un crescendo di chitarre che esplodono nel gran finale regalando al pubblico la sferzata che serviva. Kurt sperduto sul palco a fine performance, quasi a non sapere da dove scendere, con quei capelloni, appare tanto icona grunge. E ci piace anche per questo.
WILD BEASTS / 5.5 – Vale per loro lo stesso discorso fatto per i Fanfarlo, arrivano sul palco di Ypsigrock con l’etichetta di protagonisti e ne ridiscendono con quella di mezzo-flop: mosci, a tratti pure svogliati, non riescono a ripetere live ciò che di buono si era sentito nell’ultimo “Present Tense”. Rimandati.
BELLE AND SEBASTIAN / 9.5 – Possono piacere o non piacere, ma l’indie-pop degli scozzesi ha fatto scuola e non poteva esserci finale migliore per Ypsigrock 2014. Murdoch indemoniato s’arrampica sulle scalinate del castello per improvvisare un balletto, nel finale un mucchio di gente dal pubblico viene fatta salire sul palco e “The Boy With The Arab Strap” resta un pezzo (fra i tanti della loro produzione) perfetto. Esibizione storica per il festival.