Brevissima la loro storia ma, come accade per ogni band seminale che si rispetti, hanno ricoperto un ruolo di primissimo piano nella storia del rock degli ultimi venti anni del secolo scorso. Usciti a carponi dal punk degli anni ’70, gli irlandesi My Bloody Valentine riuscirono a stravolgere i canoni melodici della tradizione rock, affermandosi come punto di riferimento di moltissime band tra i generi più disparati e divenendo i capostipiti del movimento shoegaze (letteralmente “fissa scarpe”, per la loro abitudine di tenere il capo rivolto verso il basso anche per un intero concerto). L’obiettivo era chiaro: elevare il rumore a opera d’arte, farne forma d’espressione tanto quanto le melodie, rendere i feedback e le distorsioni estatiche e trascendenti. La storia ha dato enorme ragione a Kevin Shields e i suoi, tanto da reclamarne a gran voce la reunion prima e il ritorno discografico poi.
ISN’T ANYTHING (1988)
Fra richiami a band come i Velvet Underground e a tanta psichedelia degli anni ’60, quest’esordio della band funge da viatico fra il vecchio e il nuovo, lasciando intravedere gli elementi caratterizzanti il fulcro dello Shields-pensiero, sebbene ancora acerbi e non incanalati al meglio. Il risultato è un seme che di lì a poco darà i suoi frutti anche in altre formazioni.
Brano consigliato: Feed Me With Your Kiss – In breve: 4/5
LOVELESS (1991)
Le asperità post punk del predecessore vengono qui definitivamente limate in favore di una rarefazione totale, raggiunta tramite strati di chitarre in feedback e voci appena sussurrate che in certi momenti si fatica persino a percepire. Un invalicabile muro di suoni e campionamenti in cui ogni elemento piuttosto che prevaricare sugli altri ci si mescola in modo quasi indistinguibile.
Brano consigliato: I Only Said – In breve: 5/5
EP’S 1988-1991 (2012)
L’enorme rischio di vedere disperso il sorprendente materiale extra viene scongiurato con questa raccolta che comprende gli EP “You Made Me Realise”, “Glider” e “Tremolo” più tre inediti e qualche rarità . Il risultato rende appieno il senso di come la produzione a cavallo fra ’80 e ’90 della band sia stata ben più vasta e significativa di quanto intuibile dai due long playing.
Brano consigliato: Angel – In breve: 4/5
MBV (2013)
Diffuso a sorpresa sul web e senza alcuna anticipazione a inizio Febbraio, l’album si destreggia abilmente fra romantici richiami al sound di “Loveless” e nuove aperture verso territori dreamy e industrial che segnano una insperata discontinuità col passato. Anche se un paio di episodi suonano tanto come dei riempitivi di lusso, è un ritorno in grande stile per la band.
Brano consigliato: Only Tomorrow – In breve: 3,5/5