Greg Dulli, il superstite. Greg ancora nelle strade bagnate come un vecchio taxi driver. Greg che a Cincinnati, nei suoi vent’anni selvaggi, ha rischiato di perderci il senno. Greg che ha scherzato col fuoco con l’amore. Greg ora cinquantaseienne con un fagotto di rimorsi legato ai piedi del letto. Non si può parlare di un disco senza fare riferimento a chi lo scrive, soprattutto se è Greg Dulli: un musicista complicato in un periodo complicato. Un uomo per anni estremo, mitigato dalle delusioni, dai lutti e dalla giravolta della musica.
Nei due anni (ad oggi) che raccontano di un mondo cambiato, Greg si è dimenato come un leone in gabbia: nel Febbraio del 2020 con il debutto solista “Random Desire”, un disco talmente bello che la pandemia ha frantumato in mille pezzi come fosse un cristallo in bilico; e oggi invece con How Do You Burn?, il ritorno degli Afghan Whigs, il suo progetto più complicato e leggendario. È tipico degli uomini sull’orlo di una crisi di nervi fare, fare e fare ancora. Montare in macchina e girare la città finché questa non ti inghiotta. Due anni di turbinio per Greg, mettici dentro pure la morte di Mark Lanegan, qualcosa più di un amico, quasi una controfigura nera, un alterego. E Greg fa aleggiare Mark come uno spiritello (basti pensare che è di Lanegan l’espressione che dà il titolo al disco) spruzzandone qualche coro postumo nel gospel malato Take Me There e nella tagliente Jyja, tavoletta ouija dei fantasmi di questo tempo: Mark, le altre anime andate, il mondo, questo nuovo secolo che zoppica.
Ma Dulli apre il nuovo disco con il treno in corsa di I’ll Make You See God,ovvero ciò che dicevamo: la stasi che non piace, che fa diventare matti. D’altronde è la storia di questa (quasi) one man band: disturbarsi, disturbare, raccontando di rapporti, donne e uomini pizzicati dal demonio, dalla noia metropolitana. Ricordate “My Curse” del disco “Gentlemen” del 1993? Quella canzone era il film drammatico di una coppia in frantumi. Dulli non ebbe la forza di cantarla perché conteneva troppo di sé e la affidò a Marcy Mays che, con quel verso “c’è sangue sui miei denti, mentre mi mordo la lingua per parlarti” fu voce narrante del suo stato emotivo. In Domino And Jimmy ecco che torna Marcy e torna la coppia di “My Curse”, trent’anni dopo, con quel carico di luci e ombre. Una ballata di pianoforte e cuore spezzato. “Sono la tua follia, sono la tua luce del giorno, ti sei persa nella mia testa” duettano Dulli e Mays in un incrocio che non dimenticheremo di certo e di cui attenderemo, magari tra altri trent’anni, una nuova puntata.
Che disco è, insomma, questo “How Do You Burn”? Un disco di umori, rumori. C’è il blues fiaccato, l’urlo elettronico, la grandinata di suoni sintetici e poi tangibili come la voce sempre a fuoco di Dulli. Qui vi si annida il sentimento di un uomo in cerca di risposte. Un uomo che preferisce bruciarsi di dolori atroci invece che finire i suoi giorni anestetizzato e buttato via da qualche parte.
(2022, Royal Cream / BMG)
01 I’ll Make You See God
02 The Getaway
03 Catch A Colt
04 Jyja
05 Please, Baby, Please
06 A Line Of Shots
07 Domino And Jimmy
08 Take Me There
09 Concealer
10 In Flames
IN BREVE: 4/5