Il tono elegiaco e raffinato è sottolineato subito dai richiami a Erik Satie (Chord Left, Tokka) dei fraseggi di pianoforte, l’unico strumento, insieme a violino e violoncello, a sostegno della fascinosa voce della Obel.
Ben più bruno e notturno di “Philarmonics”, “Aventine” svela la propria ricchezza con un nugolo di canzoni perfette negli intrecci tonali, nei contrappunti, nelle melodie. Già Fuel To Fire mette i brividi con la sua aura austera che pare proteggere un dolore immenso, come un lutto che si radica così a fondo nelle viscere da non poter essere espiantato e che tramuta il viso in una maschera impenetrabile, quasi insensibile. La title-track è un aggraziato valzer in pizzicato in cui risiede qualcosa di arcano, di misterioso. The Curse è, probabilmente insieme a “The Waves Have Come” di Chelsea Wolfe, la canzone più toccante di questo 2013, valorizzata nel ritornello da intrecci vocali che creano delle eleganti armonizzazioni.
Non c’è proprio nulla fuori posto in Aventine, la Obel tira fuori persino una Dorian che, se prontamente riarrangiata, non sfigurerebbe nel repertorio di Bat For Lashes.
Quel che più colpisce è l’ambiente sonoro in cui scorrono queste tracce, il calore e il colore di suoni levigati da riverberi mai eccessivi che ne definiscono spazialità e profondità.
Si schiude così un mondo surreale sospeso sul tenue confine tra sonno e veglia, avvolto da un velluto nero attorno cui orbitano tante piccole e tremolanti luci. L’autunno è arrivato e ci ha già donato la colonna sonora che più lo rappresenta.
(2013, Pias)
01 Chord Left
02 Fuel To Fire
03 Dorian
03 Aventine
04 Run Cried The Crawling
05 Tokka
06 The Curse
07 Pass Them By
08 Words Are Dead
09 Fivefold
10 Smoke & Mirrors