Tra i tanti modi in cui si possono sprecare porzioni del proprio tempo il nuovo album degli Anti-Flag rappresenta un ottimo esempio. Se avete 40 minuti della vostra vita da dedicare all’insipienza e alle canzonette adatte al pascolo domenicale delle famiglie al centro commerciale, American Spring fa al caso vostro.
Vent’anni di carriera sulla scia del pop-punk con album dignitosi (“Underground Network”, “The Terror State”) si sbriciolano sul melenso tentativo di fare il colpaccio definitivo. Tentando di mantenere vive le motivazioni anticapitaliste delle liriche, “American Spring” è una collezione di brani incapaci di far breccia nella cortina radiofonica, escludendo i ritornelli in coro, non c’è una melodia una che possa risultare attraente o che invogli a premere di nuovo play.
Patinata e pulita, la band chiama a raccolta anche Tim Armostrong dei Rancid in Brandenburg Gate pur di fare centro ma la situazione resta stazionaria. Neanche le discrete Sky Is Falling e All Of The Poison, All Of The Pain sciolgono la prognosi. Per intenderci, siamo dalle parti di Sum 41 e Good Charlotte (ma senza porcherie electro-pop) più che di Bad Religion e Pennywise, il che è già una sirena d’allarme squillante.
Non c’è molto da riferire su un album ottimo come sottofondo mentre i ragazzetti ruminano un hamburger in un fast food o fanno a gara con gli amichetti a chi fa le bolle di chewing gum più grandi. Anche spendere qualche sillaba in più è tempo perso.
(2015, Spinefarm)
01 Fabled World
02 The Great Divide
03 Brandenburg Gate
04 Sky Is Falling
05 Walk Away
06 Song For Your Enemy
07 Set Yourself On Fire
08 All Of The Poison, All Of The Pain
09 Break Something
10 Without End
11 Believer
12 To Hell With Boredom
13 Low Expectations
14 The Debate Is Over (If You Want It)
IN BREVE: 1,5/5