Tirando le somme degli anni ‘00 di questo nuovo millennio, pochissime formazioni avranno il privilegio di fregiarsi di un palmares composto di sole opere positive e mosse azzeccate. E sarebbero ancor meno se si considerassero solo quelle band la cui vita artistica ha avuto inizio proprio in questa decade. Fra queste, una delle impronte più significative è stata sicuramente quella lasciata dai canadesi Arcade Fire. Dopo un esordio letteralmente illuminante come “Funeral” (2004) e la devastante conferma venuta con il seguente “Neon Bible” (2007), era davvero complesso far meglio o quantomeno confermarsi, considerando anche la soglia del fatidico “terzo album”. La band di Montreal vi riesce senza colpo ferire, non rimanendo costretta in una formula, sì di successo, ma anche difficile da riproporre a più riprese senza annoiare. E Win Butler e soci lo fanno presentando in quest’agosto 2010 The Suburbs, un album che già ad un primo ascolto lascia trasparire evidenti spunti di riflessione. In primis i – leciti – sospetti su quelli che devono essere stati gli equilibri del lavoro in studio svolto nel corso dei mesi, affidato con ogni probabilità più all’ispirazione del solo Butler che alla partecipazione comune del mondo di musicisti che gravita intorno alla band. “The Suburbs” è un album che, mantenendo lo stile Arcade Fire, li presenta in una dimensione decisamente meno “orchestrale” che in passato, affidandosi piuttosto a chitarrine flebili (Half Light I, Sprawl I) e ad una batteria mai così presente prima (vedi Empty Room o Deep Blue, due delle candidate hit dell’intero lavoro). C’è più elettricità nelle corde degli Arcade Fire targati 2010 (Rococo, Month Of May) e, per la prima volta, c’è anche qualche episodio che giustificherebbe chi ha parlato di “indie” – nella sua moderna accezione – per definire la loro musica (Suburban War). La voce di Win passa oggi attraverso molti meno filtri, ma proprio per questo assume una profondità spiazzante, confermandolo come uno dei vocalist più dotati dell’attuale panorama alternativo. In tutto ciò, però, cori, controcanti ed echi vari finiscono per non trovare lo spazio di un tempo. E questo un po’ dispiace. “The Suburbs” è un album lineare, poco post-prodotto e veloce (nonostante una tracklist composta da sedici brani) e, benché diverso dai suoi predecessori, convincente sotto tutti i punti di vista. Non più promessa ma ormai solidissima realtà, gli Arcade Fire legittimano ancora una volta tutto il loro successo.
(2010, Merge)
01 The Suburbs
02 Ready To Start
03 Modern Man
04 Rococo
05 Empty Room
06 City With No Children
07 Half Light I
08 Half Light II (No Celebration)
09 Suburban War
10 Month Of May
11 Wasted Hours
12 Deep Blue
13 We Used To Wait
14 Sprawl I (Flatland)
15 Sprawl II (Mountains Beyond Mountains)
16 The Suburbs (Continued)
A cura di Emanuele Brunetto