Vi raccontiamo una storia: c’era una band che, nel 1996, pubblicava un album di rara bellezza come “Londinium”, riuscendo a dare non poco filo da torcere a mostri sacri del calibro di Massive Attack e Portishead. Capisaldi di un genere, il trip hop, in cui “Londinium” rientrava alla perfezione, avendo ripreso e fatto propri i dettami provenienti da Bristol. Poi quella band, gli Archive da Londra, decise di evolversi verso territori diversi, abbandonando in modo progressivo quel sound unico per proiettarsi verso altri lidi, lasciando praticamente via libera alla totale affermazione delle due formazioni di cui sopra come massimi rappresentati del trip hop. Poi altri quattro album, nessuno veramente degno di nota ed ognuno passato letteralmente inosservato agli occhi e alle orecchie della critica. Ed infine Controlling Crowds, come a dire che se una cosa ce l’hai nel sangue non potrai mai rinnegarla o dimenticarla. Perchè questo sesto lavoro della band inglese sarebbe dovuto venire subito dopo “Londinium”, ed allora staremmo qui a raccontare tutta un’altra storia. Invece giunge solo nel 2009 e dopo quattro uscite di certo non fortunate. Ma, bando alle recriminazioni, “Controlling Crowds” si dimostra fin dalla title-track posta in apertura ciò che ci si è sempre attesi dagli Archive. Lunghe divagazioni sonore, con gli oltre dieci minuti della già citata opener, gli oltre nove di Collapse / Collide, gli oltre sette di Dangervisit e Funeral. Cavalcate piene zeppe di effetti, di mistioni strumentali, di voci che si rincorrono ora sibilando ora rappando (vedi Quiet Time o Bastardised Ink). E percorse, soprattutto, dalle sessioni ritmiche tipiche del trip hop, che imprimono ai brani l’inconfondibile marchio del genere. Su tutte, poi, è da evidenziare Whore, stupenda e cinematografica traccia di portisheadiana memoria. Quanto detto fa della nuova creatura di Darius Keeler e Danny Griffiths il secondo grande album d’elettronica del 2009, dopo “Immolate Yourself” dei Telefon Tel Aviv, con cui “Controlling Crowds” ha in comune più di quanto si possa immaginare (basta ascoltare brani come Bullets e Kings Of Speed per rendersene conto). E, potete crederci, non è roba da poco aver raggiunto quei livelli.
(2009, Warner)
01 Controlling Crowds
02 Bullets
03 Words On Signs
04 Dangervisit
05 Quiet Time
06 Collapse / Collide
07 Clones
08 Bastardised Ink
09 Kings Of Speed
10 Whore
11 Chaos
12 Razed To The Ground
13 Funeral
A cura di Emanuele Brunetto