Archiviata in via definitiva l’avventura con gli A Perfect Circle, il chitarrista Billy Howerdel – mente in condominio con Maynard James Keenan dei Tool del progetto defunto – rimette piede sulla scena col suo primo full-length da solista e con Ashes Divide come nuova ragione sociale. Facile presumere che vi siano forti collegamenti col sound del “cerchio perfetto” e, nonostante il nostro tenti in tutti i modi di uscire da schemi predefiniti, finisce per rimarcare con forza il suo stile. Chitarre che ammiccano alla new-wave anni ’80, voce placida (e constatiamo una prova convincente dietro al microfono) e buone canzoni in menù. Nulla di eclatante, sia ben chiaro, ma questo Keep Telling Myself It’s Alright risulta alla lunga un album piacevole che esce dal marasma di dischetti da due ascolti e via. Autentico highlight è la bellissima Forever Can Be, sofferta ma pur sempre vigorosa. Anche il singolo The Stone, l’unico brano che mostra qualche muscolo, riesce a far centro con un appeal radiofonico ma niente affatto svenduto. Il duo A Wish / Ritual è il frangente più atmosferico della scaletta, con un onnipresente pianoforte a creare un’aria nebbiosa che sembra fare occhiolino ai Nine Inch Nails più crepuscolari di “The Fragile”. Di tutto rispetto anche Stripped Away e Denial Waits, mentre in Too Late si avverte più che in altri passaggi l’ingombrante passato: una semi-ballad dal forte sapore A Perfect Circle (fatto rimarcato ulteriormente da un approccio vocale molto à la Keenan). Giri a vuoto si rintracciano in The Prey, mero riempitivo insipido, e nella quasi catastrofica Defamed, canzone troppo “solare” e che stona molto col contesto, oltre ad essere invero poca cosa in termini di idee. Buone e nel contempo alquanto semplici le orchestrazioni, con keyboards in sottofondo che sostengono numerosi intarsi di pianoforte. Peccato solo per il suono del rullante della batteria, troppo poco profondo e che lenisce le dinamiche del sempre eccelso Josh Freese (per i più distratti, compagno di ventura di Billy negli APC). Facezie a confronto di album che poteva rivelarsi un autentico flop ma che invece dimostra come, anche senza un alter ego di lusso come Maynard James Keenan, il buon Billy sia un ottimo compositore con ancora buone cose da esporre. Speriamo solo che il prossimo albo sia migliore di questo, che però non possiamo non definire un buon nuovo inizio.
(2008, Island Def Jam)
01 Stipped Away
02 Denial Waits
03 Too Late
04 Forever Can Be
05 Defamed
06 Enemies
07 A Wish
08 Ritual
09 The Stone
10 The Prey
11 Sword
A cura di Marco Giarratana