Sarà per mancanza di fiducia nei confronti delle chiacchiere, sarà perché i Tool ormai c’hanno tolto la serenità di prendere per quel che sono annunci e indiscrezioni, fatto sta che nel ritorno discografico degli At The Drive-In non ci credevamo poi molto, nonostante la reunion con relativo tour dello scorso anno (passato anche da Milano e c’eravamo).
Le parole di Omar Rodríguez-López e Cedric Bixler-Zavala che promettevano nuovo materiale sembravano piuttosto un modo sadico di tenere accesa la brace, facendo cuocere a fuoco lento i fan sdraiati come salsicce sulla loro graticola. Quindi c’eravamo sentiti persino in colpa quando, a fine 2016, era venuta fuori Governed By Contagions: il primo inedito in sedici anni, la prova tangibile che sì, gli At The Drive-In in studio c’erano andati eccome, non mentivano.
Chiarito fin da subito che l’addio di Jim Ward a ridosso dell’inizio del tour sarebbe stato definitivo e che quindi il chitarrista non avrebbe preso parte ai lavori del nuovo disco, l’annuncio di In•Ter A•Li•A ha avuto un po’ l’effetto di un’epifania su quanti, ancora adolescenti o poco più nel 2000, erano rimasti orfani della loro guida post hardcore, con tra le mani la sola enorme eredità di “Relationship Of Command”, terzo album e simbolo della formazione texana.
Oltre all’esistenza stessa del disco, la buona notizia è che “In•Ter A•Li•A” non è un album deludente. Sembrerà poco e sembrerà banale, ma non lo è affatto visto ciò cui tante, troppe reunion hanno portato (vedi casi recenti come Jesus And Mary Chain o Pixies), il rischio che gli At The Drive-In si snaturassero era forte e pendeva come una spada di Damocle tanto su di loro quanto su di noi qui in attesa. Invece questo è un lavoro che suona At The Drive-In dal primo all’ultimo dei suoi quarantuno minuti di durata, che rassicura su ciò che Omar e Cedric hanno in mente per il presente e (si spera) il futuro della band.
Le derive marsvoltiane evidenziate dal vivo sono state messe da parte. A partire dal già citato primo singolo, passando per l’altra anticipazione Incurably Innocent, gli At The Drive-In del 2017 citano se stessi quel tanto che basta a dare punti di riferimento, ripartono da dove avevano detto stop (quindi da suoni meno ruvidi rispetto a “Acrobatic Tenement” del 1996 e “In / Casino / Out” del 1998) e giocano con le solite contrapposizioni che li hanno resi celebri: accelerazioni e subitanee decelerazioni, irruenza hardcore e impeccabile perizia esecutiva, melodie ricercate e ficcanti e caos programmato.
Ci sono sferragliamenti vari ed eventuali come nel caso dell’opener No Wolf Like The Present, cenni di sano crossover nineties come il basso di Call Broken Arrow, ma anche momenti un tantino più sottotono come Tilting At The Univendor e Holtzclaw che faticano a tenere il passo del resto dell’album. Con “In•Ter A•Li•A” gli At The Drive-In non hanno certo pareggiato quanto fatto nella prima leggendaria fase della loro discografia, ma dimostrano comunque di essere vivi e vegeti e di poter ancora dire/dare qualcosa.
(2017, Rise)
01 No Wolf Like The Present
02 Continuum
03 Tilting At The Univendor
04 Governed By Contagions
05 Pendulum In A Peasant Dress
06 Incurably Innocent
07 Call Broken Arrow
08 Holtzclaw
09 Torrentially Cutshaw
10 Ghost-Tape No. 9
11 Hostage Stamps
IN BREVE: 3,5/5