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Avey Tare – Eucalyptus

Avey Tare è pazzo e su questo residuano pochi dubbi. Ma non di una follia ordinaria o socialmente pericolosa; per intenderci: se Brian Wilson o Syd Barrett fossero vissuti oggi (Brian Wilson solo musicalmente, eh), fossero stati leggermente più lungimiranti e meno bruciati da droghe e patologie mentali varie, è lecito presumere che “Pet Sounds” e “The Piper At The Gates Of Dawn” avrebbero avuto sonorità molto simili a quelle sperimentate da David Portner (Avey Tare).

Eucalyptus, secondo album da solista per la mente perversa e geniale degli Animal Collective, non è classificabile ne riassumibile in un unico genere musicale. “Eucalyptus” è mutante, esattamente come il clima californiano, culla della fioritura dell’eucalipto e luogo in cui Avey Tare ha scritto la maggior parte dei pezzi dell’album, nel 2014. È un paniere di contraddizioni: chiaro e confuso, indecifrabile e sezionabile, colmo di elementi e ricco di mancanze, come la predominante presenza di vibrazioni ed effetti naturali e artificiali e la totale assenza di percussioni. È un album palindromo: ascoltarlo in un senso o nell’altro non ne muterebbe la natura.

Nella sua infinita anarchia, “Eucalyptus” è scindibile in due differenti sezioni: la prima, composta dalle tre tracce che aprono l’album (Season High, Melody Unfair, Ms. Secret), dotate del potere di sciogliere i sensi con suoni languidi, sognanti e malinconici, complici le cadenze plagali che creano un’unica sequenza senza soluzione di continuità. La seconda parte di Ms. Secret lascia presagire che il clima sta cambiando: echi di chitarre acustiche e molteplici scie sonore lasciano preannunciano l’arrivo di una psichedelia che non lascia spazio al sogno.

La doppia Lunch Out Of Order, chiusa da Jackson 5, esattamente il centro dell’album, inquieta e attrae tanto quanto un fotogramma di David Lynch. Da questo momento in poi le sonorità sono dissonanti e le immagini grottesche e angoscianti. I lamenti, gli echi, le improvvisazioni sonore ed elettroniche di PJIn Pieces immettono in una spirale vorticosa rievocando l’agitazione paranoica dei Godspeed You! Black Emperor.

“Eucalyptus” è un album godibile solo se lo si legge così: costantemente instabile e frutto del lavoro di un artista ingordo di curiosità come fosse un bambino. Così fino a When You Left Me, impertinente e melliflua, chiusura perfetta di un album che descrive perfettamente l’imprevedibilità delle escursioni termiche californiane: da 7 a 31 gradi in poco più di un’ora.

(Domino, 2017) 

01 Season High
02 Melody Unfair
03 Ms. Secret
04 Lunch Out Of Order Pt. 1
05 Lunch Out Of Order Pt. 2
06 Jackson 5
07 DR Aw One for J
08 PJ
09 In Pieces
10 Selection Of A Place
11 Boat Race
12 Roamer
13 Coral Lords
14 Sports In July
15 When You Left Me

IN BREVE: 3/5

Lejla Cassia
Catanese, studi apparentemente molto poco creativi (la Giurisprudenza in realtà dà molto spazio alla fantasia e all'invenzione). Musicopatica per passione, purtroppo non ha ereditato l'eleganza sonora del fratello musicista; in compenso pianifica scelte di vita indossando gli auricolari.