Circa una quarantina di minuti in un mondo ipnotico a parte, è quello che ci regala il musicista senegalese Baaba Maal con The Traveller, disco (il quindicesimo per l’artista) in cui hanno partecipato il poeta inglese Lemn Sissay e i fratelli Mumford, oltre che una sfilza di musicisti africani. Nove tracce e un passato di grandi collaborazioni, un melting work con artisti come Peter Gabriel, Tony Allen, Damon Albarn, Brian Eno, una personalità cangiante e misteriosa che, come illustri suoi colleghi conterranei, Toumani Diabaté e Youssou N’Dour, porta l’Africa negli ascolti mondiali.
Una bella shakerata di mbalax (tribalismi e voci indigene) accompagnata da strumentazione tradizionale (il sabar e altre percussioni), fusi insieme alla contemporaneità del pop e delle moderne architetture sonore, ecco il sound di un disco che strappa la mente e la trasporta lontanissimo, tra echi, flussi, notti e storie millenarie di un continente nero padre/madre di tutto, di tutti.
Cantato interamente in lingua Pulaar, ecco l’incedere percussivo di Fulani Rock, la chitarra blues che culla l’ossessione di Gilli Men, l’effetto estatico provocato da Jam Jam e stupendi “crossover” come nel caso del flauto in War e Peace, un voodoo che strega testa/stereo/anima con i suoi intrecci e malie ancestrali.
(2016, Palm / Marathon Artists)
01 Fulani Rock
02 Gilli Men
03 One Day
04 Kalaajo
05 Lampenda
06 Traveller
07 Jam Jam
08 War
09 Peace
IN BREVE: 4/5