Julien Barbagallo è un musicista francese al suo terzo lavoro in studio da solista. Poco noto, forse, al pubblico italiano, è in realtà stato visto dal vivo dai molti italiani presenti ai live dei Tame Impala. Barbagallo è, infatti, il batterista del progetto durante i tour. Il nuovo lavoro di Barbagallo riesce nell’intento, per nulla facile, di coniugare la volontà di mettere al primo posto la voce, l’afflato cantautorale proprio della musica francese e uno stile musicale scanzonato, elaborato, a volte psichedelico, fatto di tante incursioni elettroniche, di esperimenti che sembrano essere studiati per dare un buon risultato.
Il disco è divertente da ascoltare e trasmette il divertimento che c’è dietro la sua creazione, dietro il lavoro minuzioso che si cela in una bella composizione musicale. Le tracce che compongono l’album si susseguono in un crescendo di elaborazione armonica: se il brano di apertura, L’échappée, presenta fra le sue influenze le atmosfere del rock classico (pare di sentire un pezzo dei Beatles del periodo più sperimentale, provate a non ammettere che la batteria sembra quella di Ringo!), quella di chiusura, Je me tais, è invece una traccia elettronica anni ’80 con i suoi loop intermittenti e le sue atmosfere robotiche.
La voglia di giocare con la musica traspare ad ogni passaggio e fa in modo che il disco possa essere ascoltato senza avvertire troppi strappi. “Danse dans les ailleurs” scorre come un album fotografico: racconta momenti diversi della storia personale e musicale, scivola via tra esibizioni a una voce, come in un ritratto, a esibizioni corali, come in una foto di gruppo (la bellissima Longtemps possible). La voglia di girare ancora quelle pagine per soffermarcisi meglio è tanta, segno di un gran bell’album che non vedrete l’ora di riascoltare per perdervi nella sua leggera complessità.
(2018, Sony)
01 L’échappée
02 Bouche sauvage
03 L’offrande
04 Glisse
05 Longtemps possible
06 Les mains lentes
07 Nous ne sommes rien
08 Les grandes visions
09 Je me tais
IN BREVE: 4/5