Barzin Hosseini non è Leonard Cohen, pur condividendone i natali canadesi. Non è Jeff Buckley, troppi pochi gli acuti per giustificare una somiglianza basata esclusivamente su certi soffici vocalizzi. E non è neanche Patrick Wolf, perché di quell’eclettismo sonoro/canoro Barzin non ne ha neanche un po’. Ma c’è un pizzico di ognuno degli artisti citati, in questo ragazzo di origini iraniane che, con soli due album, è riuscito ad affermarsi con uno stile tutto proprio e facilmente riconoscibile. E che ha fatto tris in questo 2009 con Notes To An Absent Lover, terzo lavoro sulla lunga distanza che risulta esemplificativo della strada imboccata. Le nove tracce che compongono l’album – per un totale di poco superiore ai trentasei minuti – sono acquerelli color pastello che dipingono un mondo ricco, invece, di colori accesi. Ma che, filtrato da Barzin attraverso la sua chitarra e qualche arco sparso qua e là, assume le sembianze di un libro di fiabe. Il cui narratore, s’intende, è lo stesso Barzin con la sua voce per lo più flebile, che solo a volte si lascia andare a qualche accenno più corposo. Il cantautore canadese parla d’amore e di assenza dello stesso, il che è chiaro fin dal titolo del lavoro. Ma il suo non è di certo uno sdolcinato cantare di donne perse o ritrovate. E’ piuttosto la colonna sonora del sentimento inteso nell’accezione più romantica del termine. Ogni brano è una istantanea sfocata che ritrae una porzione diversa del cuore dell’artista. Il ricordo di sensazioni provate, il buon auspicio per altre in divenire, la fragilità dell’uomo palesata anche attraverso quella voce soffusa che non fa nulla per nascondere il coinvolgimento emotivo. Coinvolgimento più che evidente in questo album, piuttosto che nei precedenti. E non è probabilmente un caso che tutto ciò avvenga proprio con l’episodio più “cantautorale” di Barzin, un lavoro in cui vengono messi in luce tutta una serie di elementi (sopraccitati) che segnano chiaramente il percorso artistico intrapreso da Hosseini. Che poi “Notes To An Absent Lover” sia un album lievemente “piatto” è un dato di fatto, anche abbastanza evidente. Ma provate ad ascoltarlo di notte, in cuffia possibilmente. Non immedesimarsi sarà una impresa a dir poco ardua.
(2009, Monotreme)
01 Nobody Told Me
02 Words Tangled In Blue
03 Soft Summer Girls
04 Queen Jane
05 When It Falls Apart
06 Lost
07 Stayed Too Long In This Place
08 Look What Love Has Turned Us Into
09 The Dream Song
A cura di Emanuele Brunetto