In “Mirrored” il trio Konopka-Steiner-Williams aveva dalla sua un Tyondai Braxton genio assoluto della manipolazione vocale, uno che ti impacchettava una “Atlas” che a distanza di otto anni stiamo ancora canticchiando. Il buon Tyondai ha preferito abbracciare una carriera solista fatta di prove incolori e al limite dell’autismo comunicativo proprio quando “Gloss Drop” era in rampa di lancio e la band, per sopperire alla sua assenza, ha accolto diversi ospiti tra cui Gary Numan e Yamantaka Eye dei Boredoms.
Sembrava quindi che i Battles all’elemento vocale non potessero rinunciare, salvo smentirci con questo La Di Da Di. Interamente strumentale, le dodici tracce creano un flusso sghembo che mette in bella mostra l’intera fisionomia dello stile del gruppo. Ritmiche sgambettanti e ricche di groove, fitti fraseggi di chitarra sostenuti da un campionario di effetti sempre sorprendenti e personali.
Con “La Di Da Di” però il gioco dei Battles si fa prevedibile, divertente sì ma già sentito. Sebbene Dot Net, FF Bada e lo spirito ludico di Megatouch si segnalino come i solchi migliori, a latitare sono i guizzi capaci di far decollare l’intero disco. C’è un appiattimento nelle soluzioni e là dove un tempo si sarebbero confezionati capolavori, la band si limita a un compitino ordinario nonostante sia roba fuori dalla portata di migliaia di gruppi (Non-Violence, The Yabba, Dot Com).
Ciò che sottrae “La Di Da Di” da un vacuo narcisismo è una sensibilità melodica che permette di seguire una trama e di non perdersi nei giochetti math rock. A conti fatti, però, non è abbastanza per promuoverlo a colosso sonoro.
(2015, Warp)
01 The Yabba
02 Don Net
03 FF Bada
04 Summer Simmer
05 Cacio e Pepe
06 Non-Violence
07 Dot Com
08 Tyne Wear
09 Tricentennial
10 Megatouch
11 Flora > Fauna
12 Luu Le
IN BREVE: 3/5