
Dio solo sa quanto abbiamo bisogno di band come i bdrmm. Band che si muovono da un punto all’altro della loro parabola artistica non tracciando mai una linea retta ma deviando mille volte la loro traiettoria, senza per questo perdere mai le proprie personalissime coordinate; band che crescono, i cui singoli membri crescono nei loro ascolti, nel loro trarre linfa creativa dai più disparati angoli della produzione musicale. Per dirla in maniera sintetica, band che rischiano e lo fanno senza alcun timore. Un rischiare che ha portato adesso il quartetto di Hull a un disco come Microtonic, loro terzo lavoro in studio in cinque anni, il secondo sotto l’ala protettrice della Rock Action Records dopo l’ottimo “I Don’t Know” del 2023, nuova mutazione di un progetto che sta crescendo eccome.
La correttezza dell’etichetta shoegaze, affibbiatagli a giusto titolo dopo l’esordio “Bedroom” del 2020 e confermata solo in parte col disco seguente, con questo “Microtonic” inizia concretamente a vacillare, visto che il mondo sonoro dei bdrmm va qui a pescare in una ribollente poltiglia elettronica dove spunti a cavallo dei decenni si fondono per dare vita a una nuova versione dei bdrmm stessi. Al netto di Infinity Peaking, che adagia i suoi quasi sei minuti di percorrenza sui più noti rimuginamenti shoegaze/dream pop della casa, il resto del disco va invece a puntare il proprio sguardo sintetico in direzioni diverse.
Ad esempio l’iniziale goit gioca col fantasma di un Four Tet altezza “New Energy”, accompagnata però dalla voce marziale di Sydney Minsky-Sargeant dei Working Men’s Club; John On The Ceiling strizza l’occhio ai Telefon Tel Aviv, con la seguente Snares che è IDM di spessore; e poi In The Electric Field, che alla voce vede la meravigliosa performance di Olivesque dei Nightbus, che è un narcolettico trip hop in evidente quota Massive Attack, la title track che vaga cupa dalle parti strumentali del colosso “The Fragile” dei Nine Inch Nails, mentre Lake Disappointment ha più di un po’ delle avvolgenti ritmiche dei Radiohead. Fino alla conclusiva The Noose, un rarefatto landscape inondato da una luce abbagliante che lascia il dubbio se si tratti di un qualcosa di divino o magari di nucleare.
“Microtonic” finisce così per risultare il miglior lavoro pubblicato finora dai quattro inglesi, un disco uniforme e coeso, che mescola shoegaze, post rock, ambient, elettronica tirata e tanto altro, sempre attraversato da cima a fondo da una concreta e distinguibile idea strutturale che dà la giusta levigatura al tutto e che adesso fa crescere a dismisura le aspettative sulle prossime mosse dei bdrmm. Che noi, dal canto nostro, non vediamo l’ora di poter conoscere.
2025 | Rock Action
IN BREVE: 4/5