Sebbene nella totale imprevedibilità della direzione che di volta in volta ha poi preso, la costante della carriera di Beck è stata quella di non ripetersi mai. Non lo ha fatto quando sarebbe potuto rimanere loser per sempre, girando in eterno intorno a quel meraviglioso cliché, e non l’ha fatto neanche adesso con qualche Grammy in tasca racimolato con l’ultimo “Morning Phase” del 2014, un disco fondamentalmente folk, di quello assolato e indolente.
Conoscendo Hansen, così, era piuttosto logico che Colors andasse da tutt’altra parte, pur mantenendo la solarità del predecessore: è il disco pop che prima poi sapevamo Beck avrebbe tirato fuori e che adesso è realtà. Affidato alle cure dell’amico e produttore delle star Greg Kurstin (già con Adele e, da ultimi, i Foo Fighters, giusto per citare un paio di nomi), questo tredicesimo lavoro in studio del songwriter losangelino è pop nelle strutture dei brani, nei suoni a cavallo tra passato e futuro e nel gusto radio friendly con cui è costruito: prendete a esempio Fix Me, che sembra fare il verso ai Coldplay e non solo per il titolo quasi uguale a uno dei loro successi, oppure No Distraction, che invece guarda ai Police. Basterebbero questi due passaggi come carta d’identità del disco.
Beck, che viene considerato fin dai suoi esordi un personaggio strambo, qui si conferma tale licenziando un album più strambo di lui, che mette via del tutto i filtri tra autore e fruitore per arrivare dritto e sparato per com’è, con i suoi refrain a presa rapida (praticamente in ogni traccia ma soprattutto in Up All Night) e con quei cenni hip hop che gli balenano in testa da vent’anni (I’m So Free). Ma anche con un evidentissimo synthpop eighties (la title track, Dreams), squisita modernità (Wow) e spruzzate di colleghi vari ed eventuali che vanno dai numeri uno di sempre, i Beatles, ai numeri uno di oggi, ovvero gli Arcade Fire (con cui Beck condivide un 2017 all’insegna dell’alleggerimento).
Strano? Stranissimo, sì, ma solo se non conoscessimo il bagaglio artistico di Beck, uno che a ogni botta (leggasi: album riuscito) ha dato risposta (leggasi: un album ancora migliore), uno che di cavalcare onde non sa che farsene nonostante sia californiano, uno che da venticinque anni fa né più e né meno di ciò che gli passa per la testa, senza troppi calcoli (o quantomeno con calcoli così complessi che difficilmente capiremo mai). Se un terzo delle popstar o aspiranti tali in circolazione pubblicassero album come “Colors”, avremmo classifiche piene zeppe di classe. Purtroppo per noi non è così.
(2017, Capitol)
01 Colors
02 Seventh Heaven
03 I’m So Free
04 Dear Life
05 No Distraction
06 Dreams – Colors Mix
07 Wow
08 Up All Night
09 Square One
10 Fix Me
11 Dreams
IN BREVE: 3,5/5