Sarebbe a dir poco semplicistico uscirsene con dichiarazioni al fulmicotone tese a sminuire il nuovo lavoro di Beck Hansen. In primis perché non siamo fra quelli che, dopo la pubblicazione di un album come “The Information”, lo ritengono nella fase calante della sua carriera, nonostante l’album del 2006 non brilli certo nella sua interezza. Ed in secondo luogo perché siamo invece pienamente convinti dell’importanza del fattore “evoluzione” per un artista prolifico e – diciamocelo – geniale come quello in questione. Sarebbe pertanto un grosso errore non utilizzare i filtri necessari nella disamina di questo Modern Guilt: l’età innanzitutto, perché Beck non è più il ragazzino “loser” di un tempo, ed appare quindi presto spiegata la svolta verso lidi cantautorali che, da sempre nelle corde di Hansen (vedi “Sea Change” del 2002), si sono fatti sempre più insistenti e prepotenti negli ultimi anni. Beck aveva deciso con “Guero” (2005) di sparare le ultime cartucce nella direzione della sperimentazione più estrema, dedicandosi poi in “The Information” a qualcosa di decisamente più soffice, con solo qualche trovata “esotica” a fare capolino qua e là. A chiudere il cerchio arriva quindi adesso “Modern Guilt”, in cui il percorso intrapreso è praticamente identico, e probabilmente ancora più deciso e marcato. Le contaminazioni a cui Beck ci ha abituato sono ancora presenti, ma non più shakerate a tal punto da renderle indistinguibili bensì ben delineate e, dunque, facili da identificare e scremare. Perché le linee conduttrici sono invece quelle della psichedelia-folk che sa tanto seventies di brani come Chemtrails o la conclusiva Volcano, del funk appena accennato della title track, del blues stinto di Orphans e Soul of a Man, del pop d’autore di Gamma Ray e di quello orchestrale di Walls. Tutto un campionario che, legato alle solite lyrics provocatorie di Hansen ed al lavoro alla produzione di Danger Mouse, fa di “Modern Guilt” uno di quei tasselli dall’indubbio valore ma destinati ad essere poco considerati nell’economia di una discografia vasta come quella di Beck. Forse anche a causa di un minutaggio complessivo che va di poco oltre la mezzora (alla faccia delle ben quindici tracce di “The Information”). Non sarà molto ma, statene certi, c’è solo da fidarsi e spalancare le orecchie.
Nota: in “Orphans” e “Walls” è accreditata come guest Chan Marshall, ai più nota come Cat Power. Qualche coro e poco altro, per una collaborazione che non lascia affatto il segno.
(2008, Interscope / XL)
01 Orphans
02 Gamma Ray
03 Chemtrails
04 Modern Guilt
05 Youthless
06 Walls
07 Replica
08 Soul of a Man
09 Profanity Prayers
10 Volcano
A cura di Emanuele Brunetto