I Belle & Sebastian sono riusciti a pieno titolo, nella loro ormai decennale carriera, ad ottenere la palma come massimi rappresentati dell’indie mondiale; le eteree melodie tessute dalla band scozzese in album come “Tigermilk” o “If You’re Feeling Sinister” hanno per anni raddolcito le orecchie di migliaia di fruitori del genere in questione. Poi il 2003, l’uscita di “Dear Catastrophe Waitress”, una costola che si incrina, una repentina svolta a destra (o sinistra, come preferite) senza mettere la freccia, ed il sound della band che si sposta su territori più radiofonici che sembrano tradire le origini lo-fi del gruppo di Glasgow. The Life Pursuit continua il cammino intrapreso dai Belle & Sebastian col precedente lavoro, presentandoci una band decisamente meno “timida”, intenta questa volta a “farci ballare” piuttosto che a risvegliare sopite e malinconiche suggestioni come in passato. Ed è così che la band ha deciso di conquistare un pubblico più vasto, con le tastiere pop di Song For Sunshine, con l’orecchiabile ritmica di Funny Little Frog (singolo di lancio dall’andamento decisamente retrò) e con i synth di White Collar Boy; da segnalare anche un brano come Sukie In The Graveyard, atipico per la formazione scozzese, in cui Stuart Murdoch sfodera una prestazione vocale in perfetto stile Beck, per uno degli episodi migliori dell’album. Nonostante un primo ascolto possa lasciare spiazzati per la diversità strutturale rispetto a quanto i Belle & Sebastian ci avevano fatto conoscere di loro, premendo repeat su ciascuna delle tredici tracce che compongono l’album, non si tarda ad udire l’eco di un passato pesante e difficile da sviare: la folkeggiante Another Sunny Day con la sua rete di controcanti, To Be Myself Completely e Mornington Crescent ci ricordano di che pasta erano (e sono ancora) fatti i Belle & Sebastian. Il minimalismo degli esordi sta quasi scomparendo, il torpore invernale lascia spazio ad un pallido sole primaverile, ma nonostante ciò risulta difficile valutare negativamente “The Life Pursuit”, lavoro magari non ai livelli di album come “The Boy With The Arab Strap” ma sicuramente di ottima fattura e degno di attenzione.
Nota: l’album è stato pubblicato anche in una edizione con dvd, contenente al suo interno le versioni “live at BBC” di sei dei tredici brani di “The Life Pursuit”.
(2006, Rough Trade)
01 Act Of The Apostle Part 1
02 Another Sunny Day
03 White Collar Boy
04 The Blues Are Still Blue
05 Dress Up In You
06 Sukie In The Graveyard
07 We Are The Sleepyheads
08 Song For Sunshine
09 Funny Little Frog
10 To Be Myself Completely
11 Act Of The Apostle Part 2
12 For The Price Of A Cup Of Tea
13 Mornington Crescent
A cura di Emanuele Brunetto