Nel 2009 eravamo stati fra quelli che, parlando di “A Brief History Of Love”, s’erano lasciati infervorare dalla verve commistionata del duo inglese. Distorsioni ai limiti, elettronica a strati, belle le strutture, belle le atmosfere, belli i singoli estratti, belli i relativi videoclip. Tutto bello, applausi. Dopo poco più di due anni, quindi, c’era un po’ di legittima attesa per questo secondo lavoro dei Big Pink perché, nonostante le possibilità di un flop siano oggigiorno ben più alte che in passato, la coppia londinese un certo grado di sicurezza sembrava darlo. In realtà, di quello che c’era piaciuto della breve storia d’amore del loro esordio resta ben poco. Vengono quasi totalmente a mancare quelle chitarre che sapevano tanto shoegaze, usate col contagocce quando non assenti del tutto; vengono a mancare i synth acidi; viene a mancare quella “sporcizia” sonora che aveva fatto del primo album di Milo Cordell e Robbie Furze un gioiellino del revival del nuovo millennio. Perché è chiaro che neanche quel disco presentava chissà quale folgorazione o novità, ma conteneva quantomeno brani ben fatti e ben suonati, magari un po’ ruffiani verso certe sonorità tornate di recente in voga, ma ben realizzati. Future This è deludente. Deludente perché di quella ruffianeria che se dosata con garbo se ne fa virtù, loro prendono qui la parte peggiore, pompando beat a non finire senza desistere neanche un momento. Deludente perché da cima a fondo l’album non ha un momento d’interruzione che sia uno, monocorde e noiosamente uniforme (solo la conclusiva 77 fa intravedere a sprazzi un po’ della ricercatezza del lavoro precedente). E anche quando una traccia sembra partire bene (vedi 1313), finisce poi per perdersi strada facendo. Nonostante ciò, le hit da pista alternative (vedi il singolo Hit The Ground) verranno tirate fuori anche da “Future This”, c’è da scommetterci, ma quello è tutto un altro mondo. Per noi non basta incidere per un’etichetta figa (la 4AD), avere il ciuffo figo e il sintetizzatore tappezzato di adesivi fighi per realizzare di conseguenza anche un album figo. Per ottenere quel risultato ci vogliono le idee, e di queste in “Future This” ce ne sono pochine.
(2012, 4AD)
01 Stay Gold
02 Hit The Ground (Superman)
03 Give It Up
04 The Palace
05 1313
06 Rubbernecking
07 Jump Music
08 Lose Your Mind
09 Future This
10 77
A cura di Emanuele Brunetto