La leggenda di Shaun Ryder è arrivata un po’ sbiadita ai giorni nostri: la sua ultima eco è l’aver fatto involontariamente cambiare lo spelling della parola “there” in un singolo di grandissimo successo dei Gorillaz al quale partecipò nel 2005. I Black Grape erano nati dieci anni prima, col capolavoro “It’s Great When You’re Straight… Yeah”, il cui successo fu festeggiato dai due frontmen, Ryder e Kermit, con “un sacco di eroina e crack”. Orange Head è la quarta uscita di questo danzereccio progetto, la seconda dopo la reunion del 2017 e, stranamente, l’atmosfera musicale non è pervasa dalla gioia tendenzialmente costante negli output di Shaun, ma da un’atmosfera a tratti malevola (esemplificata dal pezzo che apre l’album Dirt) e cupa. Ryder e Kermit, sobri e sani come non mai, sono vivi, e questo è già un mezzo miracolo di cui essere lieti. Che poi l’album sia pure bello e cresca con gli ascolti è un quid pluris; non è una coincidenza se il più familiare singolo Pimp Wars sia il brano che risalta. “Legend? Better than crackhead, innit?”.
2024 | DGAFF
IN BREVE: 3,5/5