Inconsolabili, i Black Heart Procession. Inconsolati, a proteggersi dal sole incandescente di San Diego. Vampireschi? Forse. Non che una band californiana non possa sussultare di languore o lasciarsi tinteggiare dal nero del proprio umore, ma il fatto è che la band di Pall Jenkins e Tobias Nathaniel è stata, negli anni zero, quella che più ha rappresentato la parte oscura della luna della musica indie del west. Un cuore nero, inzuppato di malessere e trafitto dalla freccia della delusione. Six, uscito per Temporary Residence dopo la chiusura forzata della mitica Touch and go, si conferma ululato alla luna. I Black Heart Procession buttano giù una tracklist da masticare come tabacco. Ballate per solo piano e voce (When You Finish Me, Drugs, Iri Sulu), pezzi dal fortissimo retrogusto acidulo (Wasteland, Witching Stone, Rats), cronache notturne (All My Steps, Back To Undeground, Last Chance). Chitarre contuse, tastiere acciaccate, voci spellate, elettroniche malferme, popolano un disco che conquista lo stomaco e che vi lievita dentro un senso di cupa insoddisfazione. E se c’è proprio una cosa che Jenkins e soci sanno fare alla perfezione è non vergognarsi di apparire insozzati di cattivi presagi. Ovvero: come trasformare il malessere in possibilità artistiche, come elaborare il dramma in modo che questo diventi spunto creativo. E difatti ci sono pochissime finestre aperte in questo sesto capitolo della loro saga, solo qualche feritoia da cui spiare il mondo. Ma dentro il covo dei californiani si muove un affascinante gorgo di fantasmi, di delusioni. Perfettamente in linea con quel trittico “1” , “2” , “3” con cui avevano aperto la loro carriera a cavallo tra Novanta e Duemila e che hanno, poi, intervallato con dischi come “Amore Del Tropico” (2002) e “The Spell” (2006). Poi se volessimo scomodare qualcuno dal suo trono, allora richiameremmo certe pulsazioni nerissime del Trent Reznor dello secolo scorso, soprattutto in un pezzo comeSuicide: maniacale, autodistruttivo, industriale, come nelle corde del Mr. Self Detruct. Sconsolati, ma vivi, i Black Heart Procession.
(2009, Temporary Residence)
01 When You Finish Me
02 Wasteland
03 Witching Stone
04 Rats
05 Heaven And Hell
06 Drugs
07 All My Steps
08 Forget My Heart
09 Liar’s Ink
10 Suicide
11 Back To The Underground
12 Last Chance
13 Iri Sulu
A cura di Riccardo Marra