Qualcuno ha scritto che è come se Sam Cooke e Neil Young facessero parte del Wu-Tang Clan. Una definizione sicuramente suggestiva e efficace sul piano espressivo, ma che può lasciare il tempo che trova nel descrivere nel concreto il sound dei Black Pumas, progetto nato dalla partnership tra il chitarrista e producer Adrian Quesada, già membro di band come Grupo Fantasma e Brownout e promoter della fortunata iniziativa “Look At My Soul: The Latin Shade Of Texas Soul” (2018), e il cantante Eric Burton.
Il duo viene da Austin, Texas, dove Burton si è trasferito nel 2015 da Los Angeles, è un amico a fare da intermediario e farli incontrare. Nasce in breve la scintilla e il progetto Black Pumas, presto allargato a un sestetto e con il primo omonimo LP, particolarmente atteso e fuori su ATO Records con la possibilità concreta di essere una delle cose più sorprendenti tra le pubblicazioni dell’anno 2019.
Ci ho pensato un attimo prima di andare avanti nella recensione, perché avevo paura di essere stato così tanto colpito dai primi ascolti dell’album da potere essere poco oggettivo nel descriverne i contenuti. Eppure sarebbe ingiusto frenare l’entusiasmo al cospetto di un album che si distingue in primis per la grandissima voce di Eric Burton, interprete sopra le righe e versatile, perfettamente a suo agio nel muoversi in maniera sfuggente, languida come il Mick Jagger degli inizi, quando si muoveva alla stessa maniera di una spogliarellista sui piccoli palchi della scena underground del Regno Unito.
Secondariamente, ma solo in ordine cronologico e per quello che è il racconto della recensione, per le qualità compositive e come musicista di Quesada. Il suono vintage tipicamente anni Settanta, in bilico tra rhythm and blues, accenni di funky music e acid jazz, con un animo spiccatamente soul, Black Pumas non ha mai arrangiamenti sopra le righe, ma potenzialmente tutte le tracce dell’album sono delle hit, segno di una puntualità e di una attitudine vintage che è innata e non è mai una posa, solca la differenza tra amarcord e tempo presente per il suo contenuto fresco e carico di energie positive.
Il mood è quello più sentimentale di Marvin Gaye, il campo di riferimento le periferie nello stile di Gil Scott-Heron, la spinta è tipicamente rhythm and blues tra i prodromi di Jimi Hendrix e il pop di Sam Cooke: in definitiva un grande album di musica rock’n’roll di questi anni.
(2019, ATO)
01 Black Moon Rising
02 Colors
03 Know You Better
04 Fire
05 OCT 33
06 Stay Gold
07 Old Man
08 Confines
09 Touch The Sky
10 Sweet Conversation
IN BREVE: 4/5