E’ da almeno un decennio che ci si aspetta il “botto” dei Black Rebel Motorcycle Club e loro puntualmente tirano fuori dischi che “ci siamo quasi, ci siamo quasi…”, ma che rimangono perennemente la rivisitazione di qualcosa di già fatto-scritto-suonato, da loro o da qualcun altro. Specter At The Feast era uno di quei dischi del 2013 che più attendevo, ma anche questa volta la soddisfazione è arrivata solo al cinquanta per cento. Le vicende che hanno travolto la band californiana sono note a molti: Nick Jago, batterista storico della band, spesso in bilico all’interno dell’ensemble, nel 2008 ha abbandonato definitivamente il suo posto, lasciando il meritato spazio a Leah Shapiro, già dietro la gabbia ritmica dei Raveonettes, che va così a completare il trio formato da Robert Turner e Peter Hayes, quest’ultimo già alla chitarra per Brian Jonestown Massacre.
La band di San Francisco negli anni c’ha abituato a un rock’n’roll di matrice classica che attinge a piene mani e con disinvoltura da alcune delle formazioni che hanno praticamente segnato più di una generazione come i Jesus And Mary Chain, i My Bloody Valentine e gli Stone Roses. “Specter At The Feast” non fa eccezione e ripropone anche in questo caso un mix tra il noise, lo sperimentale e il rock classico caro ai BRMC, ma senza osare e senza mai superarsi, rimanendo in maniera stantia all’interno della gabbia sicura e piaciona che la band è riuscita a costruirsi. Le scelte più intraprendenti dell’album le possiamo riscontrare nella traccia di apertura, Fire Walker, che in 6’21” costituisce la prova più coraggiosa di una formazione che decide di presentare un biglietto da visita piuttosto anomalo, oscillante tra lo psichedelico e lo sperimentale.
Gli equilibri si ricostituiscono immediatamente con il singolo Let The Day Begin che, coerentemente con lo stile della band, ripropone riffoni e batterie ossessive, contornate da chitarre riverberate che fanno da sfondo alla scena. Episodi come Teenage Disease vanno semplicemente a rimarcare la voglia della band di non mutare di una virgola il proprio sound, nonostante il cambio di batterista avrebbe potuto rappresentare una ghiotta occasione. C’è spazio anche per la melensa Lullaby che con chitarre acustiche, percussioni delicate e voce suadente cerca di rapire il cuore dei giovani rocker. Di sicuro questo è l’ultimo disco dei BRMC che si può tollerare: senza un cambiamento di rotta – che non deve coincidere con aborti come “The Effects Of 333” – si potrà cominciare a parlare tranquillamente di carenza di idee. “Specter At The Feast” è un disco dedicato esclusivamente ai fan, non a chi vuole ascoltare qualcosa di “diverso” o, peggio, di nuovo. Le giacche di pelle logore e i ricci al vento non bastano più, per fare un grande disco servono le canzoni.
(2013, Vagrant)
01 Fire Walker
02 Let The Day Begin
03 Returning
04 Lullaby
05 Hate The Taste
06 Rival
07 Teenage Disease
08 Some Kind Of Ghost
09 Sometimes The Light
10 Funny Games
11 Sell It
12 Lose Yourself