Eppure per un attimo ci avevamo sperato, c’era quasi balenato per la mente che forse stavolta i Bloc Party avessero trovato lo spunto per uscire a testa alta dall’empasse di “A Weekend In The City” (2007). Perché, ascoltando Intimacy, la sensazione prevalente è quella che Kele Okereke e soci abbiano sicuramente invertito rotta rispetto ad un modus operandi che li aveva portati ad incidere un gran esordio come “Silent Alarm” (2005) e la già citata pecora Dolly del 2007. Ed effettivamente, “Intimacy” tutto può dirsi fuorché un lavoro che ricalchi a piè pari le due precedenti composizioni della band inglese. Perché i giochetti elettronici del passato smettono di essere divertissement per divenire, adesso, perno di buona parte delle undici tracce che compongono l’album. Perché la solita manciata di singoli ammazzaclassifiche si affida oggi ad un brano come Mercury, decisamente il peggior singolo di lancio della seppur breve storia dei Bloc Party, una traccia che al contrario dei suoi illustri predecessori difficilmente avrà lo stesso successo, garantendo di conseguenza una attenzione maggiore all’album nel suo complesso. E perché poi, in generale, “Intimacy” ha quantomeno il merito di discostarsi dal canovaccio delle band indie-rock per approdare in lidi che potremmo (generosamente) definire sperimentali. Ma è sufficiente mettere in piedi un lavoro del genere per poter parlare di “evoluzione”, di “crescita”? La risposta è, ovviamente, negativa. I Bloc Party, intenti come saranno stati a non ripetersi, sembrano però aver perso di vista quelli che erano i pezzi forti del proprio repertorio, ovvero innanzitutto quell’andamento in crescendo tipico di ogni loro vecchia produzione. “Intimacy” è un album piatto, senza picchi espressivi, ed anche poco impattante, con gran parte dei brani che superano i quattro minuti (addirittura Ion Square si attesta sui sei e mezzo) ed una ripetitività di fondo che fa skippare le tracce giunti alla metà di ognuna. Unico segno di continuità la prova del vocalist d’origine nigeriana, che si diverte sempre nell’utilizzare l’intero spettro delle proprie corde, finendo per dare vita ad una sorta di “one man show” piuttosto che al lavoro di una band. Per quanto detto, appare evidente la particolare natura di questo “Intimacy”, e risulta comprensibile la difficoltà nel definirlo un passo avanti piuttosto che un passo indietro.
Nota: Pubblicato su supporto fisico solo a fine ottobre, “Intimacy” era già stato licenziato nell’agosto scorso in download digitale sul sito ufficiale dei Bloc Party.
(2008, Wichita)
01 Ares
02 Mercury
03 Halo
04 Biko
05 Trojan Horse
06 Signs
07 One Month Off
08 Zephyrus
09 Talons
10 Better Than Heaven
11 Ion Square
A cura di Emanuele Brunetto