Un nuovo disco del caro vecchio Will Oldham aka Bonnie ‘Prince’ Billy, il talentuoso hipster scrittore di canzoni a metà tra il religioso e un’ispirazione naturalista, persino bucolica, pesante, forse persino mellifluo, eppure – dicevamo – talentuoso e bravo nel mettere assieme questo suo aspetto austero con una certa vena pop. Qui il nostro collabora con Bryce Dessner, il più talentuoso – oppure l’unico – dei due fratelli del gruppo The National (che dal debutto continua a inanellare un successo dietro l’altro nella più totale giustificata indifferenza), che già vanta di potersi essere accompagnato variamente a Ryuichi Sakamoto, Alva Noto, il Kronos Quartet, Sufjan Stevens, Nico Muhly, etc. Completano infine la squadra un ensemble di musica contemporanea storico come gli Eighth Blackbird di Chicago, sestetto composto da Matthew Duvall (percussioni), Nathalie Joachim (voce e flauto), Yvonne Lam (violino), Lisa Kaplan (piano), Michael J. Maccaferri (clarinetto), Nick Photinos (cello), probabilmente l’elemento che della premessa è quello più accattivante e, alla fine dei conti, giustifica l’ascolto che si può dedicare a questo lavoro.
When We Are Inhuman è un disco uscito un po’ in sordina per la piattaforma multimediale e label 37d03d (praticamente “PEOPLE” tutto al contrario), il progetto messo in piedi da un collettivo di artisti di cui fanno parte tra l’altro proprio i fratelli Dessner con Justin Vernon e che ha pubblicato roba tipo Big Red Machine e Lisa Hannigan. Effettivamente è un disco di musica “pop”, chiaramente elegante e con quel carattere folk tipicamente Will Oldham, arrangiato in maniera importante ma senza eccessi da parte della Eighth Blackbird, tra cui spicca sicuramente il talento della pianista Lisa Kaplan, che ha curato proprio il singolo che ha presentato il lavoro al pubblico, cioè un vecchio pezzo di Bonnie ‘Prince’ Billy scritto a due mani con Matt Sweeney, Beast For Thee, oltre che un altro pezzo del cantautore di Louisville, One With The Birds e When Thy Song di Paramahansa Yogananda.
Il materiale all’interno dell’album è eterogeneo: l’arrangiamento orchestrale sicuramente si può combinare con la scrittura e la voce delicata di Oldham, ma la qualità del prodotto nel suo complesso lascia a desiderare per quella che è la produzione stessa e, a parte lo stile, non sembra esserci continuità di sorta nel materiale proposto. I pezzi migliori sono probabilmente due pezzi tradizionali, Down In The Willow Garden e Banks Of Red Roses, mentre lo sperimentalismo tutto strumentale di Stay On It possiamo definirlo al massimo come interessante per un disco che perde di giri a ogni ascolto, fino a scivolare lentamente nel dimenticatoio.
(201, 37d03d)
01 Beast For Thee
02 Down In The Willow Garden
03 New Partner
04 Underneath The Floorboards
05 One With The Birds
06 When Thy Song
07 Banks Of Red Roses
08 Stay On It
IN BREVE: 1,5/5